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Russia e Armenia: celebrazione con polemiche
di Francesco Dall'Aglio
Ieri giornata abbastanza surreale in Armenia, in occasione della commemorazione della dichiarazione d'indipendenza armena del 23 agosto 1990 con la quale la Repubblica Socialista Sovietica Armena dichiarava la propria indipendenza dall'URSS rinominandosi Repubblica di Armenia.
Nella dichiarazione d'indipendenza si teneva indirettamente conto di un documento precedente, del 1 dicembre 1989, nel quale il Soviet Supremo della RSS armena e il Consiglio nazionale dell'oblast' autonoma del Nagorno Kharabakh esprimevano la volontà di riunificare Armenia e Karabakh sulla base dei principi dell'autodeterminazione dei popoli e contraddicendo l'articolo 78 della Costituzione dell'URSS, che stabiliva che i confini delle RSS non potevano essere alterati senza il consenso delle stesse (il Nagorno Karabakh, ricordiamo, era sì un'oblast' autonoma ma all'interno della RSS dell'Azerbaijan, che ovviamente non era d'accordo e già il 6 dicembre dichiarava il documento incostituzionale e una violazione dei confini della propria RSS).
Nel documento del 23 agosto 1990 si teneva conto indirettamente di questa dichiarazione perché non c'erano riferimenti specifici ma c'era il riferimento all'autodeterminazione del popolo e della nazione armena, di cui il Nagorno Karabakh era considerato parte.
Fin qui niente di surreale, anzi, un breve ripasso di storia su due documenti che si trovano in rete senza problemi. Ci ha però pensato Pashinyan in un post su Facebook nel quale, in buona sostanza, ha detto che la colpa di tutta questa situazione è, indovinate un po', dell'URSS, che ha creato il nazionalismo armeno per i suoi scopi maligni, avvelenando per decenni la coscienza dell'ingenuo popolo armeno con libri, film e opere teatrali, ed è per questo che si è creata la situazione del Nagorno Karabakh - situazione che lui ha brillantemente risolto rinunciando all'idea (e ha fatto certamente bene a rinunciare all'idea, intendiamoci, perché non c'era modo di venirne fuori in altro modo.
Ma dar la colpa del nazionalismo armeno all'URSS, dopo aver dato per anni la colpa della mancata difesa dell'armenicità del Nagorno Karabakh alla Russia è davvero un colpo da maestro, anche perché mi pareva di aver capito che l'ultima parola d'ordine sull'URSS era che reprimeva tutte le nazionalità in un'orgia di sangue e violenza per portare avanti il processo di russificazione, e adesso invece scopriamo che creava nazionalismi dove non ce n'erano).
Inutile dice che il post ha provocato qualche polemica, condotta con la solita pacatezza con la quale i nazionalisti armeni affrontano la questione.
Nel corso della giornata la situazione è diventata ancora più surreale quando non una, ma ben due manifestazioni si sono tenute davanti ai cancelli della base militare russa 102 a Gyumri, vicino al confine tra Armenia e Turchia.
La base russa è lì dal 1941 e finora, seppur mugugnando, all'Armenia non era poi troppo dispiaciuta una presenza militare russa a pochi chilometri dalla Turchia, considerando che la base garantisce anche la difesa aerea dell'Armenia (che fa sempre parte del CSTO anche se ha "congelato" la sua partecipazione nel 2024, e ancora non si è capito che vuol dire) sia con le sue difese antiaeree che con uno stormo di Mig-29 che agisce a sostegno dell'aviazione militare armena (che consta, ricordiamolo, di 12 apparecchi).
A qualcuno, però, ovviamente la presenza russa dispiace, e così ieri è stata organizzata una manifestazione dal partito liberale filo-UE e filo-USA "Per la Repubblica", anche noto come "Alleanza dei Difensori della Democrazia", che alle ultime elezioni non è riuscito a eleggere nemmeno un deputato.
Si sono presentati in una trentina, età media piuttosto avanzata e cartelli in armeno, russo e inglese, invitando con poca grazia i russi ad andarsene; di lì a poco è arrivata un'altra manifestazione, organizzata questa dal movimento "Alleanza Madre Armenia", che invece vuole mantenere buoni rapporti con Russia e Iran, ma pure con l'occidente, e vuole che la base resti lì. Età media un po' più bassa, numero di partecipanti un po' più alto ma anche lì nessuna folla oceanica.
I manifestanti dei due schieramenti sono stati lì per un po' a guardarsi male, con più poliziotti e giornalisti che partecipanti, e poi se ne sono tornati a casa mentre i russi dalla base sparavano a tutto volume canti patriottici russi e armeni. Una bella festa.
 
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