Database di Israele conferma che a Gaza non è una guerra
di Paolo Mossetti

Tutti gli "esperti" o presunti tali che dicevano che a Gaza c'era «una guerra orribile come tutte le altre», hanno mentito.

A dirlo non è Alessandro Di Battista o qualche attivista dei campus coi capelli viola, ma i dati di un database riservato dell’intelligence militare israeliana, consultati da una rivista d'inchiesta, secondo cui almeno 5 palestinesi uccisi su 6 a Gaza dall'IDF erano civili - un tasso di strage di gran lunga superiore a qualsiasi guerra degli ultimi decenni, inclusa quella in Ucraina.

L'«esercito più morale del mondo», secondo una definizione ripetuta come un mantra dal pappagorgismo italiano nei giorni successivi al 7 ottobre, è stato impegnato in un cambio radicale nelle regole d’ingaggio: l'IDF ha ampliato le autorizzazioni a colpire case private, palazzi, infrastrutture civili e istituzioni pubbliche, definiti, con l’obiettivo di generare shock nella società palestinese e spingerla a fare pressione su Hamas.

Fonti dell’intelligence confermano che l’IDF sapeva in anticipo delle vittime civili di ogni attacco e ha approvato comunque le operazioni. Ha usato l'AI genera automaticamente migliaia di bersagli, ipotizzando dove potessero trovarsi presunti membri di Hamas, anche di basso livello, distruggendo intere famiglie.

Rispetto alle pur sanguinose e dozzinali operazioni militari del passato, è stata abbandonata quella fantomatica pratica di avvertimento (il cosidetto «roof knocking») che era entrata a far parte dei luoghi comuni televisivi e data per assodata anche da leader politici centristi italiani come Calenda fino a qualche mese fa, e molti edifici sono stati rasi al suolo con civili ancora all’interno.

Sono dati che rendono ancora più scandalosa la decisione europea di non opporre alcuna contromisura alla condotta di Israele. È buio pesto per il del progetto europeo, insieme al rito di umiliazione davanti a Donald Trump a Washington.

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