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Disse di no al Fuhrer
di
Rinaldo Battaglia *
"Rispondo alla mia coscienza e non giuro fedeltà al regime di Hitler.
Io, come cristiano ed austriaco, non posso mai prestare giuramento di fedeltà a un uomo come Hitler. Ci devono essere persone che protestano contro l'abuso di autorità e mi sento chiamato a questa protesta."
Queste le parole di un semplice sacerdote - Franz Reinisch – nato a Feldkirch ai tempi di Francesco Giuseppe ma cresciuto in provincia di Bolzano e ordinato alla vita clericale ad Innsbruck nel giugno 1928, a soli 25 anni. Giovane, sveglio, dotato di forte qualità oratoria e educativa, sapeva colpire i ragazzi che lo ascoltavano a bocca aperta.
Ma erano gli anni di altri oratori, anni pallidi con altri dei superiori, dove al posto della croce di Cristo si preferiva la svastica del Fuhrer. Non poteva durare il confronto.
Già il 12 settembre 1940 la Gestapo vietò al giovane prete visite e viaggi per conto della Chiesa, ma questi, pur sapendo i rischi ma consapevole del valore del suo ruolo, cercò ugualmente di continuare la sua missione evangelica.
Esattamente un anno dopo, nel fior fiore della campagna di Russia, il 12 settembre 1941, il nazismo lo sfidò chiamandolo alle armi come soldato della Werhmacht. Era troppo: come tutti gli altri soldati chiamati alla guerra avrebbe dovuto prima giurare fedeltà al Fuhrer e al Terzo Reich.
In quanto sacerdote il rito era previsto per il 15 aprile, il martedì di Pasqua del 1942.
Ma il piccolo sacerdote Franz si rifiutò con la massima e irremovibile forza.
Neanche le parole del suo ‘tutor’ padre Joseph Kentenich a cui era molto legato – a quel tempo ‘deportato’ nel lager di Dachau – riuscirono a smuoverlo.
Neanche l’intervento ‘ad personam’ di alcuni gerarchi nazisti della caserma di Bad Kissingen, dov’era stato assegnato, probabilmente per evitare una loro figuraccia verso il Fuhrer, gli fecero cambiare parere. I gerarchi avevano cercato di mediare: Franz avrebbe giurato la fedeltà ‘solo verso il popolo tedesco’ senza mai nominare Adolf Hitler. Quasi un sacrilegio per loro: ma nulla da fare.
Venne così arrestato per alto tradimento, avendo ‘minato il morale dei soldati’, e deportato nel carcere Tegel di Berlino, tra il silenzio assordante dei suoi ‘veri’ superiori. Persino il cappellano del carcere gli rifiutò la comunione avendo tradito l’onore del Terzo Reich e, peggio, rifiutato la ‘mission’ ricevuta.
Venne inevitabilmente condannato a morte.
Il 21 agosto 1942 scrisse una lettera di addio ai suoi genitori e fratelli, si confessò, fece la comunione e con precisione teutonica alle 5.00 del mattino ghigliottinato. Come facevano 150 anni prima negli anni del 'terrore' della Rivoluzione Francese.
Questo è stato il nazismo, questo è stato il fascismo.
21 agosto 2025 – 83 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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