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Sul corpo di Marah
di Paolo Mossetti
Sul corpo di questa ragazza si è giocata, come scrive Mattia Pucciarelli, una «guerra ibrida» - a base di gossip, mezze verità, certificati farlocchi - come se non più pervasiva di quella dei propagandisti del Cremlino quando parlano di giornalisti uccisi o degli ayatollah quando patologizzano le ragazze portate in caserma.
Un ex candidato a sindaco di Genova del centrosinistra, Ariel Dello Strologo, avvocato, aveva ritenuto persino opportuno pubblicare il presunto referto medico della 20enne di Gaza morta a Pisa.
Tale è il rapporto simbiotico di alcune figure pubbliche con lo stato egemonico in Medio Oriente, il bisogno di «fare luce», di contestualizzare all'infinito per giungere in soccorso di Golia, che finiscono in secondo piano gli effetti controproducenti di questi meccanismi: i danni alla comunità ebraica che così si arrecano, e la fotografia di una radicalizzazione incapace di qualsiasi empatia che in questo modo viene consegnata al pubblico.
La scelta di Dello Strologo è stata tanto più incredibile considerato che è tra i primi sottoscrittori dell'appello Ebrei contro la Pulizia Etnica, pubblicato su Manifesto e Repubblica. Vero che l'ex candidato sindaco aveva aderito anche al manifesto fondativo di Sinistra per Israele.
La differenza con la guerra ibrida degli altri? È che in questo caso sui propagandisti (diplomatici e mediatici) non piombano né editoriali, né cancellazioni.
Ci ritroviamo, per evitare le cancellazioni di cui sopra - o meglio i maldestri tentativi di realizzarle - e accuse infamanti, a dover citare per l'ennesima volta Anna Foa, storica non certo accusabile di essere una radicaloide di sinistra: «I negazionisti della Shoah, fra le loro mille argomentazioni, dicevano anche che nei campi nazisti i deportati erano morti di tifo e di altre malattie, non assassinati. Dispiace vedere che l'ambasciata israeliana riprende questo genere di argomentazioni. Marah, a detta dei medici di Pisa, non aveva affatto la leucemia. Ma anche se l'avesse avuta, credete che a un malato, a una persona con fragilità, faccia bene essere affamati? Di chi è in quel caso la responsabilità della loro morte?».
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