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Legalità e sicurezza finiscono in discarica
di Raffaele Florio
In Calabria il degrado non si nasconde: fa sfoggio di sé come un monumento nazionale, e spesso non c’è nemmeno bisogno di cercarlo. Basta andare a Portosalvo, frazione di Vibo Valentia, per scoprire che l’ex Cgr, un tempo fabbrica, oggi è diventata un mix tra discarica abusiva, terreno di pascolo e campo di addestramento per cacciatori di cinghiali.
A denunciarlo non è un “ambientalista dell’ultima ora” ma Giuseppe Alviano, ex presidente della IV Circoscrizione, che con la furia di un fiume in piena ha raccontato il degrado in cui versa il territorio delle Marinate. Un coraggio raro, in una terra dove chi alza la testa di solito viene ignorato da istituzioni e politici impegnati a tagliare nastri di rotonde o inaugurare eventi estivi.
Il quadro è da film horror: muri di cinta sbriciolati, varchi ovunque, accesso libero a chiunque voglia farsi un giro tra rifiuti, ferraglie e strutture pericolanti. Non servono Indiana Jones o Lara Croft: bastano un pastore con le capre, un cacciatore di cinghiali o – Dio non voglia – un bambino curioso.
In assenza di recinzioni e cartelli, il sito è una trappola pronta a scattare, un biglietto di sola andata per il pronto soccorso.
E le istituzioni? Dormono. Comune, tecnici, forze dell'ordine: tutti assenti. Come se il degrado fosse un optional, una specie di arredo urbano. Anzi, nel frattempo Tropea diventa “borgo più bello d’Italia” e Vibo Marina, Bivona e Portosalvo restano la vetrina dei borghi più brutti, non per colpa della natura ma per responsabilità di chi dovrebbe amministrare.
Alviano chiede il minimo sindacale: cartelli di pericolo, un sopralluogo, una recinzione. In un Paese normale sarebbe l’ABC della gestione pubblica. Qui diventa un atto di eroismo. E la sua proposta di piantonare l’area con personale specializzato sembra un paradosso: in realtà è semplicemente buon senso.
La verità è che il caso dell’ex Cgr non è solo una discarica a cielo aperto: è la fotografia di una politica che si riempie la bocca di turismo, sviluppo, bellezza e poi lascia i cittadini a vivere sopra le macerie. Un teatro dell’assurdo dove tutti fanno finta di nulla finché qualcuno non ci rimette la pelle.
L’ex Cgr non è solo un rudere: è il monumento al fallimento della politica vibonese, che riesce a trasformare perfino le aree industriali in trappole mortali. Se domani un bambino dovesse farsi male entrando in quell’inferno, vedrete spuntare all’improvviso sindaci, assessori e commissari a depositare corone di fiori e frasi di circostanza.
Fino ad allora, l’ex Cgr resterà quello che è: il parco giochi del degrado. Aperto, gratuito e sponsorizzato dalla solita indifferenza delle istituzioni.
E allora sì, ben venga la voce di Alviano. Non per santificarlo, ma per ricordare che la Calabria non ha bisogno di altre cattedrali nel deserto: ne ha già a sufficienza. Ha bisogno che qualcuno, prima o poi, cominci a bonificare le macerie. Non solo quelle di cemento, ma soprattutto quelle della politica.
 
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