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Invenzioni diffamatorie
di Rosa Rinaldi
La tacca del degrado culturale e morale della nostra società è segnata dall'incapacità di verificare le notizie, sparatutto quando, per partito preso, sì è già deciso da che parte stare.
È questo vale anche per tanti giornalisti.
Però diciamo che nel mondo c'è qualcuno che sa fare il suo mestiere.
È uscito un articolo sul magazine israeliano Mekomit/+972 mag che analizza come l'uccisione dei giornalisti da parte di Israele rientri in una strategia politica precisa, che persegue gli scopi di intimidire i testimoni, uccidere i narratori e seppellire le testimonianze delle mattanze. Ma prima di farlo, si inizia con una campagna di diffamazione.
"Quando il giornalista di Al Jazeera Anas Al-Sharif è stato ucciso insieme a cinque suoi colleghi, l'esercito israeliano non ha negato. Al contrario, ha confermato e celebrato l'uccisione" si legge nell' articolo.
"Al-Sharif era a capo di una cellula terroristica di Hamas e ha lanciato attacchi missilistici contro civili israeliani e truppe dell'IDF", ha scritto l'esercito poco dopo l'attacco.
Ma il fango gettato su Anas è solo l'ultimo atto di azioni stragiste che hanno preso piede tanto tempo fa.
Durante le proteste della Grande Marcia del Ritornon dell 2018, un cecchino uccise il giornalista palestinese Yasser Murtaja. I funzionari israeliani lo etichettarono come "agente di Hamas". Ovviamente senza fornire prove.
Nel 2019, pochi giorni prima delle elezioni generali nel Regno Unito, il giornalista Walid Mahmoud fu diffamato come agente di Hamas che gestiva una "influente pagina Facebook" a sostegno del leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn.
In realtà, Mahmoud era stato apertamente critico nei confronti di Hamas, essendo stato persino incarcerato da loro.
Non appena le elezioni si sono concluse, l'articolo in questione è scomparso. Nessuna spiegazione.
Ecco quanto è stato facile per Israele inventare una bufala dal nulla.
Yuval Abraham ha rivelato che l'esercito israeliano ha perfino istituito una "Cellula di Legittimazione" dopo il 7 ottobre, per scovare giornalisti di Gaza, infamarli ucciderli e giustificare la mattanza.
E come agisce? Più o meno sempre nello stesso modo: qualche messaggio scovato qua e là , qualche selfie, qualche documento falso o travisato.
Come quando Israele uccise il giornalista di Al Jazeera Hamza Al-Dahdouh a gennaio 2024 e pubblicò un documento, insinuando che stesse pilotando un drone per sorvegliare la posizione dell'IDF.
Due mesi dopo, un'inchiesta del Washington Post smentì tali affermazioni.
Oppure quando sono stati uccisi il corrispondente di Al Jazeera Ismail Al-Ghoul e il cameraman Rami Al-Rifi e l' esercito pubblicò uno screenshot di un file presumibilmente "trovato nei computer di Hamas", sostenendo che dimostrava che Al-Ghoul era "un ingegnere della brigata di Hamas". Peccato che lo screenshot mostrava che Al-Ghoul avessw ricevuto un grado militare nel luglio 2007, quando aveva solo 10 anni.
Oltre a numerose altre incongruenze.
Ma questa tecnica non è rivolta solo ai giornalisti.
Quando Israele uccise il poeta di Gaza Refaat Al-Areer a novembre 2023, i portavoce israeliani inondarono la rete con lo screenshot di un tweet da lui scritto per schernire la (smentita) notizia dei bambini nei forni il 7 ottobre.
Nel caso di Al-Sharif:
se faceva parte di Hamas, perché l'IDF l'ha rilasciato dopo averlo trattenuto e interrogato nell'ospedale Al-Shifa, come sostiene il giornalista israeliano Amit Segal?
E perché gli è stato permesso per 22 mesi di fare reportage?
Ma anche ammesso che Al-Sharif fosse stato di Hamas:
allora cosa si dovrebbe fare con i giornalisti/soldati israeliani come com Barak Ravid o Nitzan Shapira, ferito in combattimento in Libano mentre lavorava contemporaneamente per il canale israeliano Channel 12?
E riguardo i presunti selfie di Al-Sharif con Hamas (del tutto normali per un Gazawo visto che Hamas governa la striscia da anni):
che bisognerebbe fare a Trey Yingst di Fox News, fotografato con militanti armati di Hamas, o aI defunto Jamal Khashoggi che ha posato con i combattenti mujaheddin in Afghanistan, imbracciando un lanciarazzi?
Nell'articolo si legge:
"Come mi ha detto un politico europeo, gli europei gioiscono per le perdite militari russe, e un tempo facevano lo stesso con le sconfitte tedesche o sovietiche, e non hanno mai esitato a gioire per l'umiliazione dei nemici, reali o immaginari. Ma quando i palestinesi mostrano le stesse emozioni umane perfettamente normali nei confronti di coloro che li hanno espropriati, bombardati e impoveriti per decenni, questo viene trattato come una patologia incomprensibile".
Inoltre i media mainstream occidentali e i nostri social sono pieni di giornalisti guerrafondai.
E molti giornalisti e politici israeliani hanno rilasciato dichiarazioni apertamente genocide. Ma assassinarli sarebbe comunque un crimine.
Senza considerare il fatto più importante:
l'uccisione record di giornalisti palestinesi ha un obiettivo a lungo termine: la distruzione delle testimonianze e delle prove dei crimini di guerra.
I giornalisti a Gaza sono spesso i primi a recarsi sui luoghi delle atrocità, a mappare gli attacchi e a contattare vittime e testimoni. Metterli a tacere significa eliminare enormi quantità di informazioni incriminanti.
"Togliete a Gaza i suoi giornalisti e non solo ne toglierete la voce, ma distruggerete anche la testimonianza delle sue sofferenze. E senza quella testimonianza, l'impunità diventa permanente".
Parafrasando Caitlin Johnstone: "Perché Israele non fa entrare i giornalisti internazionali? Perché anche loro sarebbero Hamas".
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