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Quando in USA marciarono contro la guerra in Vietnam
di Dalia Ismail
Sulle proteste a Tel Aviv ho solo una cosa da dire: all’inizio della guerra del Vietnam, meno dell’1% degli statunitensi si oppose per principio; chi lo faceva era una minoranza e, per questo, pagò il prezzo di combattere da solo, come Muhammad Ali, che scontò il carcere.
La maggioranza, invece, era indifferente o giustificava l’invasione.
Le grandi manifestazioni di massa scoppiarono solo dopo che 50.000 soldati USA erano stati uccisi dalla Resistenza vietnamita: in quel momento le persone marciavano non per un senso di giustizia verso i vietnamiti, ma perché non volevano più andare a combattere e rischiare la vita.
In altre parole, la guerra si fermò perché gli statunitensi non volevano più morire, e non perché ritrovarono la propria umanità perduta e si accorsero che era ingiusto sterminare i vietnamiti e occupare illegalmente il loro paese.
È un bagno di realtà che va riconosciuto, senza raccontarsela per sentirsi più “buoni” e meno complici.
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