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18 agosto 2025
tutti gli speciali

Mentendo accusano gli altri di mentire
di Rossella Ahmad

A Gaza fingono tutti.
Ci sono comparse e guitti di ogni età impegnati nella recita di un copione appositamente scritto per screditare quei bravi ragazzi degli israeliani.
Ci sono bar sul lungomare in cui sedersi mollemente a fumare lo shisha ai profumi d'oriente, dinanzi ad un tramonto e ad un tè alla salvia, meditando con soddisfazione sulla credulità del mondo.
E ci sono pupazzi di tutte le dimensioni a forma di bambini emaciati, prossimi alla morte, tenuti tra le braccia da attrici meritevoli di almeno una stella sull'Hollywood Boulevard.

Questo secondo la hasbara degli infami di professione e dei miserabili che la raccolgono.

E invece, vedi. È arrivata a Pisa una ventenne di Gaza, facente parte del gruppo di 31 bambini denutriti e giovani feriti in maniera critica, giunti con un volo speciale in Italia ed accolti con un mazzolin di fiori dalle stesse sagome che forniscono le bombe che poi li uccidono. Ed a Pisa è morta di inedia, appena arrivata, a perenne onta di chi negava ciò che di terribile sta accadendo.

Qualche giorno fa, cronisti con il minimo sindacale di decenza umana, a bordo di aerei impegnati nel lancio di pacchi alimentari sulla popolazione affamata, contravvenivano agli ordini perentori dell'entità genocida e mostravano le immagini del paesaggio lunare di Gaza dall'alto, spianato in ogni direzione tranne che nella recinzione elettrificata che chiude la striscia come uno zoo. Pochi scheletri di cemento ancora in piedi, rifugio di animali in preda al terrore.

Baretti trendy sul lungomare non pervenuti. L'obiettivo di quei giornalisti palesemente antisemiti, a bordo di aerei antisemiti che osavano dar da mangiare agli affamati, li aveva scansati con perizia.

Realtà artificiali create dai manipolatori dell'hasbara compulsiva, che diviene più selvaggia con l'aggravarsi delle condizioni dei civili a Gaza.

Ma il problema non sono loro. Loro fanno quello che hanno sempre fatto: gabbare il mondo, e compiere uno sterminio continuando a giocarsi la victim-card, mentre i miserabili col culo al caldo e la pancia piena discettano di quale sia il modo più giusto per definire il martirio di un popolo.

Le zone d'interesse che persistono imperturbabili, questo è il problema.

Di tutto ciò, e di molto altro ancora, sono stata testimone questa sera, mentre si dischiudevano davanti ai miei occhi increduli le porte di due diverse stanze di un padiglione del nosocomio cittadino per la cura degli infanti.

Col fiato sospeso ed il cuore stretto in una morsa ho abbracciato con lo sguardo un sottilissimo ologramma dai capelli del colore del grano maturo, con le manine trasparenti come fogli di carta velina. Sham, per chi ne abbia sentito parlare, e i due bimbi che la accompagnano in questa avventura salvifica, che ha il sapore della lotta contro il destino.

Non ho competenze mediche, non so quali probabilità di sopravvivenza abbia un corpo così piccolo e debilitato, a cui è stato negato il sostentamento dal giorno in cui aprì gli occhi in una terra senza legge.

Spero siano tante, e che ai bimbi bellissimi che il mio sguardo raccoglie in un unico abbraccio d'amore sia concesso di aver salva la vita, condizione propedeutica a tutto il resto che verrà.

Maledizione invece a quanti hanno ripreso ed amplificato senza porsi domande e senza preoccupazioni di ordine morale le manipolazioni mediatiche di un pugno di psicopatici. Sul loro capo ricada lo stigma eterno riservato agli infami.

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