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15 agosto 2025
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24 al giorno ammazzati in cerca di cibo
di Armando Reggio

Ieri Ben Gvir, ministro israeliano della sicurezza nazionale, è stato nel penitenziario di Ganot.

Per fare un'ispezione sullo stato dei carcerati, ci si aspetterebbe nell''unica democrazia medorientale'.

Eh no: per minacciare Marwān Barghouti, leader palestinese in carcere da oltre 20 anni con 5 ergastoli di pena.

Da oltre 10 anni non si avevano sue immagini: ha 66 anni ed è gravemente ammalato, in isolamento dal 7 ottibre, privato da anni delle visite dei parenti.

Ma una visita l'ha avuta ieri: visita minatoria. Il ministro dell'ultra destra così lo ha terrorizzato: "Chiunque uccida i nostri bambini e le nostre donne, lo spazzeremo via. Dovresti saperlo. Dovreste saperlo, questo è successo nel corso della storia".

Dico a Barghouti, perché il popolo palestinese intenda!

Ma ieri abbiamo ricevuto un'altra notizia, tanto sconvolgente quanto prevedibile: secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani - il massimo ente al mondo per i diritti umani, che qualche sionista travestito da giornalista o statista non esiterà a equiparare a una cellula terroristica - nei territori palestinesi almeno 1.760 Gazawi sono stati uccisi, solo dalla fine di maggio, mentre cercavano aiuti umanitari.

Il Ministero della Sanità di Gaza, accusato dal meanstream occidentale di inattendibilità, ne riporta 1898. Siamo lì.

1.760 morti ammazzati in 75 giorni, perché erano affamati, assetati.

L'esercito delle bestie armate miseramente precisa che le sue truppe stavano cercando di “smantellare le capacità militari di Hamas”!

E - udite udite - che stavano prendendo precauzioni “per ridurre i danni causati ai civili”.

La relazione analoga di due settimane fa, il primo agosto, riportava 1.373 vittime: quasi 400 disperati sterminati in 14 giorni, dunque.

E dal 7 ottobre i morti ammazzati sono ormai 62.000, non considerando - ricordiamolo sempre - i dispersi sotto le macerie, che, ora che la Striscia è quasi interamente rasa al suolo, saranno tantissimi.

Ma dio - anzi, la signora Liliana Segre - non voglia: chi parla di genocidio è antisemita!

Pensate, quasi 2.000 persone: come se avessero sterminato l'intera comunità di Carpegna nel Marchigiano, dove producono un prosciutto di prim'ordine.

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