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Minorenne in prigione con prove "segrete"
di
Leandro Leggeri
Il 16enne palestinese-americano Mohammed Zaher Ibrahim è rinchiuso da oltre cinque mesi nel carcere israeliano di Megiddo.
Arrestato a febbraio, quando aveva ancora 15 anni, nella sua casa di Silwad (Cisgiordania occupata), è stato portato via senza che la famiglia potesse sapere perché. Oggi si trova in detenzione amministrativa, un regime previsto dal diritto militare israeliano che consente di incarcerare una persona senza processo e senza accuse formali, sulla base di “prove segrete” che né il detenuto né il suo avvocato possono visionare.
Questi ordini di detenzione durano fino a sei mesi, ma possono essere rinnovati indefinitamente, trasformandosi di fatto in una prigionia a tempo indeterminato. Ogni proroga avviene con un’udienza davanti a un tribunale militare, ma il giudice si basa esclusivamente sul materiale riservato fornito dai servizi di sicurezza. Questo significa che la difesa non ha alcun modo concreto di confutare le accuse, perché non le conosce.
Il sistema, utilizzato soprattutto contro palestinesi della Cisgiordania, è stato denunciato da ONU, organizzazioni per i diritti umani e ONG israeliane come B’Tselem per la sua incompatibilità con il diritto internazionale.
Durante la prigionia, Mohammed ha perso tra i 12 e i 13 chili, ha contratto la scabbia e non ha avuto alcun contatto con la famiglia: niente visite, telefonate o assistenza legale. L’ambasciata statunitense ha confermato la perdita di peso e l’infezione, promettendo una visita consolare “quando sarà guarito”. Intanto i mesi passano, senza data di rilascio.
La sua storia non è un’eccezione. Secondo Defence for Children International – Palestine, a fine 2024 112 minori palestinesi erano detenuti in regime amministrativo, un record mai registrato prima. Complessivamente, oltre 3.300 palestinesi si trovavano in questa condizione, privati del diritto a un giusto processo. Numeri che fotografano una realtà in cui la giustizia militare israeliana colpisce in modo sproporzionato bambini e adolescenti palestinesi.
Il caso di Mohammed, giovane anche con passaporto americano, mostra come la detenzione amministrativa non sia solo uno strumento “temporaneo” di sicurezza, ma un sistema che normalizza l’assenza di garanzie e il prolungamento indefinito della privazione della libertà — persino per i più giovani.
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