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Ricercatori all'INAF: basta collaborazioni con Israele!
di
Alessandro Ferretti
A fianco di quasi mille colleghi fisici del CERN, anche l’INAF si mette in movimento. La dirigenza del più importante ente di ricerca italiano dedito allo studio dell’astrofisica ha ricevuto una lettera firmata da quasi trecento dei suoi dipendenti, che contiene la richiesta perentoria di sospensione immediata di tutte le collaborazioni in essere con istituzioni e aziende israeliane.
Il testo della lettera:
Oggetto: Richiesta urgente di sospensione delle collaborazioni con istituzioni israeliane
Alla cortese attenzione del
– Presidente dell’INAF, Prof. Roberto Ragazzoni
– Consiglio di Amministrazione dell’INAF
– CC: Direttrice Scientifica INAF, Consiglio Scientifico dell’INAF
La presente lettera evidenzia l’urgente necessità di sospendere immediatamente tutti gli accordi di collaborazione tra INAF ed enti accademici, di ricerca e aziendali israeliani che contribuiscono al perpetuarsi delle gravissime violazioni del diritto internazionale.
Tale richiesta nasce dalle crescenti preoccupazioni per la complicità delle istituzioni israeliane in quello che è sempre più riconosciuto come un genocidio della popolazione palestinese, ben evidenziato anche dal rapporto della Dottoressa Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i territori occupati, dove viene descritto in modo chiaro come tale responsabilità si estenda anche al mondo della ricerca.
Diverse Università in Italia e nel mondo stanno agendo nella direzione di sospendere le collaborazioni con istituti di ricerca israeliani fino a quando non cesseranno le violenze in atto a Gaza e in Cisgiordania.
Riportiamo a tale esempio le mozioni approvate dai Dipartimenti di Fisica di Sapienza Università di Roma e dell’Università di Roma Tor Vergata.
Anche la Società Italiana di Diritto Internazionale (SIDI) sollecita le istituzioni accademiche e gli enti di ricerca a sospendere gli accordi di cooperazione o collaborazione con istituzioni israeliane che contribuiscano a violazioni del diritto internazionale
La Corte penale internazionale (CPI) e la Corte internazionale di giustizia (CIG) hanno emesso pronunciamenti che indicano gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele. Nello specifico:
● la CIG ha emesso diverse ordinanze e pareri consultivi, tra cui l’ordinanza del 26 gennaio 2024 nel caso “Application of the Convention on the prevention and punishment of the crime of genocide in the Gaza Strip”, che riconosce il rischio di genocidio.
● La CIG ha emesso ulteriori ordini di misure cautelari il 28 marzo 2024 e il 24 maggio 2024 per proteggere la popolazione palestinese.
● La CPI ha emesso mandati di arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e dell’allora Ministro della Difesa Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
● La CIG ha emesso un parere consultivo il 19 luglio 2024, richiesto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riguardo alle conseguenze legali per gli Stati membri derivanti dalle politiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati. La risoluzione A/ES-10/L.31 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 18 settembre 2024 chiede agli Stati membri: di impedire relazioni commerciali e investimenti che contribuiscono al mantenimento della situazione di illegalità creata da Israele nei Territori Palestinesi Occupati; di adottare misure affinché i propri cittadini, imprese e istituzioni non agiscano in modo tale da riconoscere come legale la presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, incluso Gerusalemme Est, e non supportino il mantenimento di tale occupazione. Inoltre, si richiede di implementare sanzioni contro enti e persone coinvolti nel mantenimento della presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati.
La continuazione delle collaborazioni con le istituzioni israeliane in questo momento pone serie questioni etiche, in particolare data la distruzione delle infrastrutture educative e sanitarie di Gaza e l’ostruzione degli aiuti umanitari. Precisiamo che l’interruzione della collaborazione non implica un’azione di censura, bensì di tutela della libertà accademica così come ben delineato dalla British Society for Middle East Study. Già un anno fa, 360 dipendenti tra ricercatori, tecnologi e personale tecnico-amministrativo dell’INAF avevano sottoscritto una lettera (riportata qui in allegato) in cui si esprimeva sgomento per le violenze in corso, sollecitando l’ente ad assumere una posizione chiara, in particolare in materia di dual-use. Ad oggi, non abbiamo ricevuto risposta né l’ente ha mostrato volontà di intraprendere quantomeno un dialogo a riguardo, rimanendo in un silenzio che risuona assordante.
Pertanto, chiediamo all’INAF, in qualità di Ente Pubblico di Ricerca di non sottrarsi alle proprie responsabilità sociali e morali, di agire tempestivamente sospendendo tutti gli accordi di collaborazione scientifica con università, istituti di ricerca e aziende israeliane fino a quando non cesseranno le violenze in atto. Questo non rappresenta semplicemente un gesto simbolico, ma un’azione necessaria per sostenere il diritto internazionale e garantire che l’INAF non diventi complice di attività che contribuiscono a violazioni del diritto umanitario e a un potenziale genocidio.
Adottando questa decisione, l’INAF può inviare il chiaro messaggio che la ricerca italiana è a favore della giustizia, dei diritti umani e del rispetto del diritto internazionale.
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