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15 agosto 2025
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Muore il mito dell'America
di Luigi Quartucci

Quando sono nato la guerra era finita da appena cinque anni e l'Italia viveva nel mito dei "liberatori" americani.

L'America la trovavi dappertutto; al cinema, dove imperversavano i film americani, eroi senza macchia e senza paura ci spiegavano quanto erano brutti e sporchi gli indiani, quanto fosse giusto amare le armi e quanto fosse civile ammazzare i "cattivi". Gary Cooper, John Wayne, Alan Ladd erano i più straordinari interpreti del machismo americano, Mezzogiorno di fuoco, Ombre Rosse, Il cavaliere della valle solitaria i capisaldi della cultura western.

Ma l'America era una grande potenza anche economica, i suoi prodotti li vedevi ovunque. Avevo in frigo made in USA, il forno elettrico, la radio col giradischi, tutto era americano. Per strada le auto americane si vedevano ovunque e Cadillac e Buick erano il sogno proibito, enormi, imponenti, costosissime!

In quegli anni non c'era ancora il Brics, l'economia sovietica ansimava, quella cinese doveva ancora decollare, l'India scontava decenni di predazioni britanniche, il Giappone era ancora sotto lo choc delle bombe atomiche regalategli dai "cari amici" USA.

Il dollaro era la moneta più forte, un'oncia d'oro fino costava 35 dollari, cambio fisso. Gli USA erano il faro che illuminava il mondo!

L'Europa stava riprendendosi, poco alla volta. Nel 1960 Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo ebbero un'idea geniale, creare un Mercato Unico europeo, niente dazi, libera circolazione delle merci, diamo impulso al commercio tra di noi, aiutiamoci a riprenderci dalla follia della guerra.

Così l'Europa divenne lentamente una seconda potenza economica accanto agli USA. Non era difficile, non c'era nessun altro rivale, l'Inghilterra aveva ancora un'enorme influenza su quello che restava del suo impero, la Francia, il Belgio e l'Olanda avevano ancora le loro colonie, l'Italia manteneva una certa influenza sulla Somalia ma aveva perso tutto il resto.

L'occidente dominava ancora il mondo.

Sono passati più di settant'anni e siamo ancora convinti che l'Occidente domini il mondo.
Ma non è così, gli USA oggi come oggi non producono più niente, non ci sono più prodotti americani sul mercato, anche Apple, Fender, IBM producono in Cina, in Corea, in India ma in America non producono più nulla.

L'economia USA è alla canna del gas, per mantenere la centralità del dollaro dopo la fine dello Standard Gold Exchange il governo si è indebitato con mezzo mondo, il debito pubblico ha superato i 30.000 miliardi di dollari!

Il patetico balletto dei dazi non è altro che un cerotto che Trump sta cercando di usare per coprire uno squarcio spaventoso, ma il destino degli USA è ormai segnato; non sarà oggi nè, forse, domani, ma il giorno del default del sistema USA non è più così lontano.

La guerra in Ucraina ha certificato il fallimento. Anche la supremazia militare esiste solo nella fantasia malata dei guerrafondai nostrani! Il campo di battaglia ha mostrato impietosamente che la macchina bellica russa è enorme, efficiente, ultramoderna, quella occidentale è modesta, obsoleta, non più al passo con i tempi. E Trump, oggi, va a inginocchiarsi davanti a Putin, chiedendo clemenza.

In Europa, purtroppo, in questa tornata abbiamo eletto tutte le zucche più vuote che siamo riusciti a rastrellare.

Così, mentre oggi verrà sancita, con ogni probabilità la fine dell'Ucraina, Kallas annuncia con orgoglio il diciannovesimo pacchetto di sanzioni alla Russia! Beato chi crede ancora a questa deficiente!

Barbero ha detto che quest'epoca gli ricorda quella che precedette la prima guerra mondiale, io aggiungo che a me ricorda l'epoca successiva alla prima guerra mondiale, iniziata con gli imperi Austro Ungarico, Tedesco, Russo e Ottomano e conclusa con la scomparsa di tutti e quattro!

La fine della guerra in Ucraina segnerà la scomparsa dell'impero USA e di quello coloniale europeo. Due cadaveri che teniamo ancora in vita artificialmente ma che non possono più durare a lungo.


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