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Vittime di mafia: Mauro
Pino Maniaci
Si chiamava Mauro Maniglio e aveva appena diciott'anni. Frequentava il liceo scientifico a Brindisi e a breve avrebbe iniziato il quinto anno, quello della maturità.
Era estate e Mauro stava trascorrendo le vacanze nella casa estiva dei genitori, a Casalabate, dove la sera del 13 agosto 1992 uscì con suo cugino e altri suoi amici per bere una bevanda fresca e stare un po' in compagnia. Ferragosto era alle porte e probabilmente si erano già organizzati per trascorrerlo insieme.
Quelli erano gli anni del regolamento di conti nella Sacra Corona Unita: i clan si contendevano il controllo del territorio e quasi nessuno poteva avere la certezza di essere al sicuro.
L'ultimo agguato si era consumato poche ore prima a Leverano: un commando aveva assassinato un diciannovenne affiliato alla cosca avversaria, e aveva ferito un'altra persona che era con lui. Sembrava finita lì ma quello era solo il primo atto.
Uno dei killer, fuggendo a bordo della sua auto sul lungomare di Casalabate, si accorse di essere seguito da due giovani a bordo di una moto e, scambiandoli per due sicari alla ricerca di vendetta, aprì il fuoco.
Ma quelli non erano altro che due cugini spensierati, lontani dagli ambienti malavitosi, che quella maledetta notte del 14 agosto stavano rientrando a casa dalle loro famiglie. Mauro fu colpito all'aorta e morì mentre veniva trasportato in ospedale.
Grazie alle testimonianze del cugino sopravvissuto e di un pentito, l'assassino venne poi condannato all'ergastolo.
Per non dimenticare.
 
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