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Finalmente pace nel Caucaso e per l'Armenia una vita normale?
di Francesco Dall'Aglio
L'idea che a giorni la 101a aviotrasportata si sarebbe lanciata in Armenia per prendere il controllo del corridoio di Syunik (è in Armenia, quindi si chiama di Syunik e non di Zangezur che è il nome azero, e così lo si chiamerà su questa pagine) per costruirvi una linea ferroviaria e un'autostrada che gli USA avrebbero usato per attaccare l'Iran da nord e che la Turchia avrebbe usato per lanciarsi nell'Asia Centrale distruggendo in un sol colpo sia il passante nord-sud Russia-Oceano Indiano che la Belt and Road cinese e danneggiando in un colpo solo Iran, Russia e Cina era, in effetti, un po' peregrina.
Altrettanto peregrino era immaginare che Pashinyan avrebbe davvero ceduto all'Azerbaijan o agli USA il territorio in questione, che non è oggetto di disputa e mai lo è stato, o i diritti esclusivi di utilizzo (anche se io stesso ero possibilista avendo di Pashinyan la stessa stima che ho dei celenterati, però con tutta l'antipatia mi pareva davvero troppo).
La reazione della Russia e dell'Iran avevano chiarito che un'ipotesi del genere non era praticabile, al di là della volontà politica della leadership armena e azera e delle difficoltà pratiche del caso (per dirne una, l'intera rete ferroviaria armena è gestita dalla Russia attraverso la ЮКЖД, controllata al 100% dalla RZD, ovvero le ferrovie russe, fino al 2038).
L'Iran era scattato subito dicendo che la presenza di "mercenari" statunitensi a ridosso del confine era inaccettabile e che lo avrebbero bloccato qualunque fosse stata la reazione della Russia, con il vicecomandante delle Guardie della Rivoluzione Islamica che si lanciava in paragoni un po' azzardati tra Armenia e Ucraina, nel senso delle conseguenze che sarebbero derivate al paese.
La Russia invece aveva una posizione più sfumata, rallegrandosi per il trattato di pace ma mettendo in guardia da "ingerenze esterne". Del resto la creazione di un passante di trasporto nel Syunik faceva già parte dell'accordo di pace tra Armenia e Azerbaijan, firmato nel 2020 e mediato proprio dalla Russia, che al punto 9 garantiva che l'Armenia avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei collegamenti tra l'Azerbaijan e il Naxçıvan e il libero transito di merci e persone in entrambe le direzioni, e che il controllo delle frontiere sarebbe stato garantito dalle guardie di frontiera russe - quindi non per occupare militarmente Syunik, come pure mi è toccato di leggere.
Nel 2021, però Aliyev aveva iniziato a fare il furbo, "interpretando" l'articolo 9 come la promessa della creazione del famoso corridoio e minacciando azioni drastiche. La situazione si è placata nel 2021 (indovinate chi si è messo in mezzo per risolvere?) e gli eventi del 2023 hanno di nuovo congelato i negoziati e i lavori, che prevedevano di utilizzare la vecchia linea ferroviaria sovietica non più in esercizio.
Passata l'euforia per la firma del TRIPP, a seguito della quale si era detto di tutto e di più (appunto il controllo militare USA della regione e cose simili) si sono iniziate a capire alcune cose. Innanzitutto, da parte USA non c'è alcuna garanzia militare o di sicurezza e nessuno schieramento di truppe (lo nota, con un certo rammarico, il Kyiv Post) ma solo interesse commerciale.
A ruota sono seguite le precisazioni diplomatiche. Pashinyan, a scanso di equivoci, ha telefonato prima a Putin per "ragguagliarlo" sulle condizioni del trattato firmato a Washington, e poi a Macron ed Erdogan, incassando da tutti e tre auguri e congratulazioni e, da parte di Macron, il sostegno alla sovranità e all'inviolabilità dei confini dell'Armenia, che non guasta mai.
Contatti ci sono stati anche con l'Iran per i motivi che sappiamo. Stando a quanto scrive l'agenzia iraniana WANA (link 4) Pashinyan ha chiarito che non ci sarà alcun corridoio e alcuna cessione di sovranità, ma che il transito sarà gestito da un consorzio di ditte armene e statunitensi che sarà registrato in Armenia; martedì poi il Ministro degli Esteri armeno andrà a Teheran, e la cosa dovrebbe essere ulteriormente chiarita. Di conseguenza la posizione iraniana si è ammorbidita immediatamente.
E come chiarimento ulteriore e finale, proprio Pashinyan ha diffuso sui suoi social (ovviamente Facebook, da bravo boomerone. Gli ho messo pure un like) il testo ufficiale dell'accordo, dal sito del Ministero degli Esteri Armeno. Ci interessano due punti in particolare: l'articolo 1, che conferma i confini dei due rispettivi stati secondo le frontiere che avevano all'interno dell'URSS, chiudendo la strada ad altre rivendicazioni come chiarito dall'articolo 2 che le esclude esplicitamente per il presente e per il futuro, e soprattutto l'articolo 7 secondo il quale "le parti non schiereranno lungo i loro confini comuni forze armate di terze parti", il che include turchi, americani e russi (e pure francesi, mi sa).
Chissà se finalmente si potrà davvero fare la pace nel Caucaso, e se quel disgraziato paese dell'Armenia (che alla sua lunga lista di sciagure aggiunge l'attuale Primo Ministro) potrà riprendere a fare una vita normale.
 
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