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12 agosto 2025
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Il mondo è questo schifo
di Rossella Ahmad

Siamo molto addolorati. Lo ripeto, mentre le ore incalzano e trasformano in rabbia distruttiva la tristezza per l'assassinio di un essere umano di rara bellezza, strappato da questa terra con la violenza dei miserabili.

Ho sentito mia figlia, che riposa al di fuori dei circuiti del turismo di massa, tra le verdi montagne abruzzesi. La linea è improvvisamente caduta mentre parlavamo di Anas e mentre le sue ultime parole si perdevano in un singhiozzo.

Vallo a spiegare a dei ragazzi cresciuti in palmo di mano che il mondo è questa merda qui. Che non esiste giustizia e non esiste legge. Che il male è vincente. Che il bene soccombe sempre.

Qui in casa abbiamo poca voglia di fare. Come sempre, la TV è sintonizzata su al-Jazeera, che da ieri sera piange l'assassinio - deliberato, con missili di alta precisione affinché nessuno dei giornalisti sopravvivesse al codardo attacco - di un'intera troupe, massacrata mentre testimoniava.

In una tenda di fortuna, di fronte ad un ospedale diroccato.

Shuhada. Martiri. Testimoni.

Come noi, qui, che restiamo intrappolati in parole vuote e, nel frattempo, perdiamo i pezzi più importanti lungo la strada, gli uomini e le donne migliori. E tuttavia non rinunciamo a testimoniare, seppure feriti e sanguinanti ogni giorno di più.

Leggo la commozione sincera di tanti per l'assassinio di un giovane che rispondeva all'ideale classico dell'eroe familiare. Che era coraggioso e sorrideva spesso. Che adorava la sua terra violata, e la raccontava con abnegazione. Che amava i suoi figli di quell'amore devoto e accudente di cui i padri palestinesi sono ricolmi e che i figli restituiscono con lo stesso grado di devozione.

Gente antica, di antichi valori, temperati e resi straordinari dalla dolcezza innata, dalla gentilezza connaturata.

Penso ad una bimba bella e buona che soltanto pochi giorni fa consegnava all'etere un piccolo, infantile messaggio dedicato al suo personale eroe, un papà che non tornerà più a casa.

Penso ad un piccolo cuore schiantato. Ai fantasmi che l'accompagneranno da ora in avanti.

E, per estensione, penso a tutti i bimbi di Gaza rimasti senza padri. La roccia a cui aggrapparsi per non affondare. La sponda sicura in una landa senza più legge, in cui i bimbi vagano come anime perse, alla ricerca di cibo e protezione.

È come se la terra non sia più in grado di assorbire il dolore umano. È come se questo dolore, respinto dalla superficie alla biosfera e viceversa, rimbalzasse senza sosta, come dotato di vita propria, ed investisse fino all'ultima molecola del pianeta.

- Ma tu non piangere. Tutto questo dolore che avvolge la terra, e che si coniuga all'odio inestinguibile che li perseguiterà in eterno, contiene, custodisce e farà proliferare i germi della loro inevitabile dissoluzione.

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