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11 agosto 2025
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Media italiani screditano giornalisti palestinesi vittime di Israele
di Roberto Prinzi

Lo aveva minacciato proprio poche ore prima con lo stile mafioso tipico di Tel Aviv per bocca del suo portavoce militare Avichay Adraee ("non è un giornalista, ma un terrorista di Hamas sotto copertura") e stanotte l'ha sterminato insieme ad altri suoi 5 colleghi.

Anas-Sharif, 29 anni appena, era in una tenda di giornalisti fuori l'ospedale di al-Shifa. Bastano questi due ultimi dettagli - tenda, ospedale - per capire quanto sia terroristico lo stato d'Israele.

Ma l'uccisione di Sharif - voce preziosissima da 22 mesi di al-Jazeera Arabo per conoscere l'Olocausto palestinese, voce fraterna per chi l'ha seguito sui social o semplicemente lo ascoltava vedendo la tv panaraba - ha mani anche occidentali. Dei governi chiaramente, inutile dire, che danno manforte allo stato genocida.

Ma anche quella secondo me più disgustosa, oltraggiosa e penosa dei suoi colleghi occidentali che proprio in quanto colleghi avrebbero dovuto un minimo indignarsi sin dalla prima uccisione mirata di un/a giornalista gazawi e che invece in tutti questi mesi sono rimasti silenti (nel migliore dei casi) o hanno continuano (e lo fanno ancora) a screditare l'operato dei loro colleghi palestinesi.

Non sono attendibili, ci dicono, o ci fanno capire. I loro video vanno visti e rivisti e sono propaganda. Perché, ci lasciano intendere, sono di Hamas. Se un giornalista palestinese dà una notizia e poi uno occidentale dà la notizia, tu dai a chi credi? All'olivastro o al bianco? E poi, diciamocelo tranquillamente, non valgono una Politkovskaja. Sono arabi. Da quando sanno fare pure giornalismo questi arabi (ovviamente i servi colonizzati piegati all'Occidente che scrivono le cose che ci piacciono vanno bene, li possiamo accogliere sulla nostra stampa)?

Al-Sharif è stato sterminato. Ma i nostri giornali - da Repubblica, alla Stampa al Corriere per non parlare di quelli di "destra" - ci continueranno a raccontare anche oggi con tristezza, pathos, sofferenza dei "dissidi" interni del povero esercito israeliano riguardo la recente decisione di Netanyahu di occupare ciò che resta di "libero" a Gaza. Oh poveri soldati, sono ragazzi in fondo. Certo sterminano, fanno video oltraggiosi, fanno Tik Tok davvero vergognosi (ma questo non ci viene riportato) ma sono ragazzi poveretti mandati in "guerra".

Poveri riservisti che devono lasciare con dolore casa per spianare altre case, quelle gazawi. Ma soprattutto povero il generale "ribelle" Eyal Zamir, capo dell'esercito israeliano, che viene descritto quasi come fosse un pacifista e non uno spietato criminale sporco di sangue gazawi. La colpa è di quei giornalisti che esiste "l'altra" Israele che scende in piazza contro Bibi senza dire che questa "altra", che è comunque grande minoranza, non ha neanche un minimo a cuore le sorti dei palestinesi, ma solo dei "loro", gli ostaggi. Che la popolazione israeliana, per la sua grandissima parte, non se ne frega nulla del genocidio. Anzi, lo celebra pure.

Quel che resta del corpo martoriato di al-Sharif ha il sangue dei corrispondenti embedded che ci raccontano che gli aiuti Israele li fa passare. Dei corrispondenti a Gerusalemme delle principali testate da BBC a Rai che ripetono le veline del governo israeliano. Quelli che, in fondo, la colpa è anche dei "terroristi" di Hamas per la carestia (che poi esiste davvero? Bah..). Quelli che non hanno mai pronunciato nemmeno per sbaglio la parola resistenza (parole che non è possibile associare ai palestinesi).

Quelli che se Israele stermina va comunque precisato sempre che è uno "stato democratico" e non come i "terroristi" di Hamas come ha affermato una giornalista di LA7 durante un tg. Quelli che, vedi Ezio Mauro, definiscono Grossman la "coscienza di un epoca" senza neanche capire che Grossman ha detto cose razziste e coloniali e che non ha mostrato un briciolo di empatia per il genocidio del popolo palestinese.

Allora se queste sono le premesse, se nessun giornalista da noi ha fatto speciali, posto attenzione al fatto che Israele aveva fatto una lista nera di giornalisti gazawi da eliminare mesi fa, allora è ovvio che Adraee lo minacci pubblicamente e poi celebri le sue menzogne sulla piattaforma X. E che al massimo al-Sharif, con il suo commovente testamento che resterà non citato, verrà confinato a poche righe di un giornale. A poche parole di un servizio video del "migliore" dei nostri telegiornali.

Mica i giornalisti palestinesi sono come le Politkovskaja? Mica raccontano la verità?

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