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11 agosto 2025
tutti gli speciali

Gilberto di tutta Italia
di Elisa Fontana

Pare che lo sfogo di Gilberto, il ragazzo che ha denunciato e rinunciato ad un “lavoro” in un albergo di Rimini per 650 euro al mese e l’alloggio in un ambiente fatiscente e pieno di muffa, abbia avuto oltre un milione di visualizzazioni.

In questo milione di visualizzazioni non c’è sicuramente nessuno del governo e dei suoi corifei della carta stampata che continuano a dirci ”guardiamo i numeri, l’occupazione è ai massimi”. E non c’è sicuramente nessuno di TeleMeloni, se fino a ieri l’Istituto Luce del TG1 mostrava felice le code dei vacanzieri e le spiagge affollate.

Io non so fino a quando il Truman show possa andare avanti, ma certo alcune riflessioni e alcune domande si impongono. Fino a quando i giovani saranno costretti ad espatriare senza che né loro, né i loro familiari si rendano veramente conto dell’indecenza e smettano di subirla passivamente? Fino a che punto sarà ancora ritenuto normale usare (scusate, ma non trovo altro verbo) un immigrato straniero come muratore, metterlo su un balcone a 10 metri d’altezza senza nessuna misura di sicurezza e, una volta caduto, spostarlo e abbandonarlo come un cane in mezzo ai campi?

O fino a quando non solo ci faremo taglieggiare dai concessionari delle spiagge, ma subiremo passivi anche il farci perquisire le borse e il divieto di consumare cibo portato da casa? E a nessuno di quelli a cui è stato chiesto di aprire la borsa e farsi perquisire alla ricerca di cibo clandestino è venuto in mente di prendere la borsa e cacciarla in testa al soggetto a mo’ di grazioso cappellino?

Tutti passivi, tutti convinti ormai che l’unico diritto rimasto è solo quello di poterci lamentare a vuoto, mentre chi deve agire continua a farlo indisturbato? E ci lamentiamo, a giusta ragione, del costo esorbitante di due lettini e un ombrellone, ma a nessuno scalfisce l’idea che ormai trovare una spiaggia libera è quasi una chimera. Non devono abbassare i prezzi, devono restituirci le spiagge, perché il demanio è di tutti e tutti devono poterne godere.

Invece di queste dinastie feudali che si tramandano le concessioni di generazione in generazione, pretendiamo che le spiagge tornino libere, magari affidiamole ai tanti giovani disoccupati che possano garantire libera fruizione, pulizia e magari aprirci un baretto sulla sabbia a prezzi normali. Ma quando mai, tutti a farsi i conti della serva per vedere quanti voti perderebbero da parte dei balneari se toccano i loro privilegi e nessuno, soprattutto a “sinistra”, a contare quanti voti guadagnerebbero dai Gilberto di tutta la penisola che potrebbero lavorare in condizioni dignitose e non pensare di dover necessariamente espatriare.

Tutti miopi, tutti attaccati al massimo alla prossima elezione come orizzonte oltre il quale non si va, nella migliore delle ipotesi, o complici di parrocchie e parrocchiette nella peggiore.

Il primo giorno in cui varcai la soglia dell’università, negli anni Settanta, mi accolse una scritta dipinta a lettere cubitali all’ingresso “Vietato vietare”. Non era uno stupido slogan, era un incitamento al pensiero critico, a non farci vessare, a non perdere la nostra dignità di cittadini davanti al primo che volesse far valere la sua autorità, vera o falsa che fosse, senza una spiegazione convincente.

Ecco, abbiamo perso la facoltà dello spirito critico che differenzia un suddito da un cittadino, abbiamo dato facoltà al primo furbetto che passa di imporci di aprire le borse e taglieggiarci con i suoi piatti di spaghetti a 20 euro e ad un governo incapace di immiserirci, ma farci risplendere gli specchietti colorati della propaganda di regime.

Il Truman show continua, ma troppi di noi ne sono complici inconsapevoli e anestetizzati e, loro malgrado, aiutano lo spettacolo a continuare. Non voglio pensare al risveglio.


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