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10 agosto 2025
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USA, voto alle donne: un dibattito che parte da lontano
di Rita Newton

A proposito della retrograda proposta del capo del Pentagono Heghseth di togliere il voto alle donne (un genio delle "innovazioni" come quando propose di cambiare il nome del dipartimento della difesa in dipartimento della guerra...) ricordo due episodi della storia statunitense.

Nel 1887, in USA, un gruppo di uomini inserì il nome di una donna nelle liste elettorali per la carica di sindaco della città di Argonia, in Kansas, allo scopo di umiliare le donne e scoraggiarle dalla politica dimostrando che non avevano possibilità di essere elette.

Infatti proprio quell'anno il Kansas aveva approvato il diritto di voto per le donne.

In base alle regole elettorali, la stessa Susanna Salter apprese della propria candidatura solo il giorno delle elezioni. Appena seppero che aveva accettato, le donne della locale associazione "Unione della temperanza cristiana" abbandonarono il proprio candidato preferito e votarono in massa per Salter.

Accettato il sostegno del presidente del partito repubblicano locale, anche i voti repubblicani si spostarono su di lei. Susanna Salter fu quindi eletta sindaco con una maggioranza dei due terzi, prima donna ad assurgere ad una tale carica nell'intera nazione.

La sua elezione suscitò l'interesse della stampa nazionale. Un corrispondente del New York Sun prese parte alla prima seduta del nuovo consiglio comunale dando una descrizione lusinghiera di presenza e comportamento di Salter. Si innescò quindi un dibattito nazionale su possibili candidature femminili in altre città e l'eco della vicenda giunse fino alla Svezia e al Sud Africa.

Chissà oggi negli USA quanti e quante ricordano che il successo di Salter pose le basi per l'attuale presenza femminile in politica. Nel 2020, dei 1.621 sindaci delle città con oltre 30.000 abitanti, 378, cioè il 23.3%, erano donne e le governatrici erano 9 su 50. Hanno un sindaco donna città popolosissime come Chicago e Phoenix e città chiave come San Francisco, Washington, Las Vegas, Seattle e Atlanta. Attualmente il governo federale è composto per metà da donne e anche la vicepresidente è donna.

A parte la vicenda storica, vorrei evidenziare che una chiave del successo di Salter fu che fu votata da molti uomini - evidentemente già maturi per una candidatura femminile in barba al pregiudizio di chi l'aveva proposta - ma anche dalle donne, in massa.

Uno dei problemi odierni, infatti, nel nostro paese, è che anche quando ci sono uomini che sostengono donne per le carriere politiche o lavorative, molte donne non lo fanno o addirittura le boicottano.

Quando l'Unione degli Stati americani esaminò l'adesione del territorio del Wyoming, il congresso chiese a questo stato di smettere di far votare le donne.

La risposta fu "resteremo fuori dall'Unione ancora un centinaio di anni piuttosto che entrare nell'unione senza le nostre donne".

Così il Congresso dell'Unione capitolò e il Wyoming fu il primo stato nordamericano che riconobbe il diritto di voto per le donne.


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