 |
Accordo Armenia-Azerbaijan: Iran sempre più accerchiato
di Francesco Dall'Aglio
I commenti cauti ma positivi del Ministero degli Esteri russo sull’accordo firmato ieri a Washington tra Aliyev e Pashinyan hanno chiarito ciò che era chiaro da un pezzo a chiunque non fosse prigioniero della dicotomia Putin umiliato/Putin trionfante: la Russia ha mollato l’Armenia al suo destino, non da ora peraltro, visto che l’Armenia (o almeno la leadership di Pashinyan) ha fatto di tutto per farsi mollare, in una dinamica comune sia alle storie da adolescenti che alla politica internazionale.
Questo è infatti l’ultimo atto di una catena di eventi partita nel 2018, quando Pashinyan ha preso il potere alla testa del partito ‟europeista” Yelk a seguito della ‟rivoluzione di velluto”, alla vittoria nelle successive elezioni e nelle elezioni anticipate del 2021 (leggetevi l’articolo del 2018 dove era la grande speranza della democrazia mondiale e pareva una via di mezzo tra Gesù e Martin Luther King).
Nel frattempo è riuscito a perdere la seconda guerra del Karabakh nel 2020, conclusasi grazie alla mediazione russa che aveva, almeno per il momento, garantito a un pezzo di Karabakh di restare autonomo, e a perdere quello che ne restava nel 2023 riuscendo a dare la colpa dell’intera faccenda, ovviamente, proprio alla Russia mentre i suoi nuovi amici, ovvero l’Unione Europea, non hanno mosso un dito e anzi non hanno fatto altro che blandire, per non dir di peggio, Aliyev e l’Azerbaijan, che a differenza dell’Armenia ha un bel po’ di gas naturale che serve molto, visto che non si vuole più quello russo.
Nel frattempo la Russia, che è spesso ostinata ma non cretina, ha preso atto della situazione e ha deciso che tutto sommato le conveniva di più stringere nuovi accordi con l’Azerbaijan, soprattutto per la costruzione del corridoio nord-sud, di cui abbiamo parlato altre volte, che la collegherà all’Oceano Indiano via Iran.
L’accordo raggiunto ieri a Washington certifica la vittoria totale dell’Azerbaijan e conseguenze ancora più gravi per l’Armenia, che non solo ha ceduto il Karabakh e altri territori di confine ma rischia adesso di perdere la sovranità sul corridoio di Zangezur che collega l’Azerbaijan alla regione azera del Naxçıvan, dalla quale è separato appunto dal territorio armeno, che stando alle voci che circolano (perché di definito ancora non c’è niente) dovrebbe essere dato in gestione a compagnie statunitensi per costruire una ferrovia e un’autostrada che colleghino Naxçıvan e Azerbaijan e che si chiamerà, tra tutte le sigle possibili, TRIPP, "Trump Route for International Peace and Prosperity" (a proposito: a testimonianza del fatto che è solo la voce azera che si ascolta, il corridoio dovrebbe chiamarsi, visto che è in Armenia, di Syunik. E invece no, Zangezur).
I problemi sono tre: l’Azerbaijan vuole la sovranità sulla ferrovia e sull’autostrada, che sarebbero quindi sottratte al controllo armeno pur trovandosi in territorio armeno; la creazione di queste vie di comunicazione collegherebbe direttamente l’Azerbaijan al suo alleato e sponsor, la Turchia, e darebbe a quest’ultima un accesso diretto (anche se di mezzo c’è il Mar Caspio) all’Asia centrale, rinverdendo il sogno pan-turco del "Grande Turan" di una parte della leadership di Ankara; soprattutto, questa infrastruttura strategica sarebbe costruita sul confine con l’Iran che ha già dichiarato che non tollererà alcuna presenza militare statunitense, che sia il loro esercito o compagnie militari private, dall’altro lato della frontiera, visto che c’è l’idea di ‟affittarlo” per 99 anni (ovvero per sempre) agli USA, che ovviamente dovrebbero garantirne la sicurezza.
Il problema quindi non è cosa questo accordo significherà per la Russia, ma cosa significherà per l’Iran: niente di buono, considerando anche che l’altro grande sponsor dell’Azerbaijan è Israele e che gli USA vorrebbero inserire l’Azerbaijan negli ‟accordi di Abramo”, aumentando ancora di più l’accerchiamento dell’Iran.
Cosa invece ci guadagnerà l’Armenia se davvero cederà la sovranità del corridoio agli USA o a chiunque altro, è presto detto: assolutamente niente. Nella migliore delle ipotesi non perderà altro territorio, e questo è quanto. I flussi commerciali, sia est-ovest che nord-sud, la taglieranno completamente fuori e non sarà certo l’Unione Europea a darle una mano.
La decisione di Trump, comunicata immediatamente, di riprendere le esportazioni militari verso l’Azerbaijan la mettono a rischio ulteriore di altre pressioni perché ceda altro territorio. Però adesso di sicuro l’influenza russa è finita, quindi gran vittoria.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|