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Gli occhi di Alberto
di
Rinaldo Battaglia *
Ci sono libri e giornali che scrivono tanto per riempire delle pagine o per avere diritto ai contributi statali (ecco perché molti di loro sono sempre a favore di chi comanda perché, altrimenti non ricevono premi da chi decide il ‘quantum’).
Mi permetto di fare io la pubblicità ad un libro che merita di esser letto se si vuole veramente capire, attraverso gli occhi di un bambino, la strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema.
Si intitola “Era un giorno qualsiasi”. Ma forse quel 12 agosto 1944 non fu proprio un giorno qualsiasi.
A scrivere quel libro come fosse il padre Alberto – quel bambino di 10 anni sopravvissuto – è il figlio Lorenzo Guadagnucci e lo racconta da grande professionista.
Lorenzo, del resto, ha vissuto molti anni dopo un’esperienza di violenza. Il 20 luglio 2001 come giornalista de ‘Il Resto del Carlino’ sentite le notizie della morte di Carlo Giuliani, volle da giornalista recarsi subito a Genova per documentare e scrivere in merito un articolo. Era il suo lavoro. Finì picchiato alla Diaz e chissà quanto avrà pensato in quel momento alle sofferenze ingiuste del padre Alberto e a quel maledetto 12 agosto 1944 da questi vissuto a Sant’Anna.
Quando sento parlare di guerra, della guerra vista da chi ha più "di un metro di altezza", quando sento orribili talk-show sulle nostre televisioni sui bambini di Gaza, su quelli israeliani sequestrati nei kibbutz il 7 ottobre 2023 o su quelli rapiti nelle terre dell’Ucraina, mi ritornano in mente gli occhi di Alberto, quel bambino.
Sopravvisse quel giorno, che solo inizialmente era un giorno qualsiasi e mise il suo massimo impegno, nella vita per non cadere nell’odio e nella depressione. Vi riuscì ed insegnò al figlio l’amore per la verità e per il prossimo, per 'gli altri'. Perché, come diceva bene Papa Giovanni Paolo II, la pace si ottiene solo con 4 condizioni essenziali. “verità, giustizia, amore e libertà’.
Tutto il resto è politica.
E personalmente credo, con la massima convinzione, che quando una figura dello Stato – come il Presidente del Consiglio – manchi a certe celebrazioni, manchi di rispetto alla Storia e soprattutto a quei bambini. E’ gravissimo che nessun ministro e nemmeno un sottosegretario, neanche di serie B, non sia presente alla cerimonia a Sant'Anna.
Era già successo nel 2024, per l’80° anniversario della strage. Ricordo ancora bene le parole del sindaco di Stazzema Maurizio Verona: “Ricordare è importante, ma essere, oggi, qui fisicamente, di fronte a questo monumento in pietra, di fronte a coloro che hanno visto, sono sopravvissuti e oggi sono i nostri testimoni è fondamentale. Chi ha ruoli importanti oggi aveva il dovere di essere qui, di accogliere l’invito, di guardare gli occhi dei nostri superstiti, abbracciarli, chiedere scusa dell’oblio di Stato sui fatti del 12 agosto 1944, e ringraziarli per quello che fanno con molto dolore ma con altrettanta tenacia. Oggi qualcuno è assente“.
E’ gravissimo - l'ho già scritto altrove - è gravissimo eppure non mancano mai a nessuna festa della sopressa o della porchetta, tranne dove e quando servirebbe.
Ma forse è meglio così: capisco che sarebbe dura per molti di loro. Il fascismo quel giorno lì ha commesso un crimine e ha mostrato il suo vero volto. E molti di loro oggi osannano la X Mas, i Giorgio Almirante, i Rodolfo Graziani.
E' meglio così: non sono degni di andare il 12 agosto a Sant'Anna di Stazzema (o quest'anno, per la celebrazione, venerdì 8 agosto). Perché per molti quel giorno non fu un giorno qualsiasi dopo l’arrivo delle truppe naziste (tra cui 120 italiani) guidati dai fascisti di Pietrasanta quali Aleramo Garibaldi, Giuseppe Ricci e Guido Buratti come è risultato nel processo al Tribunale Militare di La Spezia chiuso il 22 giugno 2005, con sentenza confermata in Appello di Roma il 21 novembre 2006 e in Cassazione l’8 novembre 2007 (sentenza n. 1362).
Inoltre, documenti storici proverebbero anche la presenza, tra i collaborazionisti dei nazisti, di altri due fascisti del luogo, quali Francesco Gatti ed Egisto Cipriani.
Contro Buratti e Garibaldi fu intentato un procedimento penale, e proprio Garibaldi, rintracciato a Terni, fu denunciato in stato di fermo al PM della Corte di Assise Straordinaria di Lucca dal Vice Commissario di PS di Viareggio Vito Majorca in data 18.1.1946.
Non risulta dalla documentazione disponibile che sia stato condannato. Ma - lo sappiamo - non fu un caso isolato. Anzi, tipico nel ‘colabrodo’ che era l’Italia nell’immediato dopo-guerra.
Sappiamo anche che nella 16. SS Panzer-Grenadier Division – responsabile del massacro - erano arruolati parecchi italiani.
Max Simon, il suo comandante, dichiarò che nella 16. Division - che contava circa 10-12.000 uomini - vi erano tedeschi, alsaziani ed italiani, e che nelle retrovie la metà degli effettivi erano ‘italiani’.
E Frederich Knorr, che comandava tutti i servizi della divisione, e aveva alle sue dipendenze circa 320 uomini, a suo tempo, confermò appieno:
“il 20% di tutti i rami dell’amministrazione era composto da Italiani.
Io avevo 120 Italiani volontari. La stessa uniforme di qualsiasi altro soldato delle SS”.
(testimonianze al processo di Padova contro Simon celebrato da una corte militare britannica (29.5.1947 – 26.6.1947): deposizione di Max Simon, National Archives London, WO, 235/585, p. 134; deposizione di Otto Baum, ivi, p. 194; deposizione di Frederich Knorr, ivi, p. 206).
Vi invito a leggere quel libro per capire una volta per tutte cos’è il fascismo e la differenza con l’antifascismo. Ma soprattutto vi invito ad andare un giorno veramente a Sant’Anna di Stazzema. Entrate nella scuola (ora museo), fermatevi nella chiesetta o anche nell’osteria a fianco. Fermatevi davanti alle 2 - 3 case e sentite il vento. Respiratelo bene. E chiedetevi come si fa da italiani ad uccidere altri italiani. Quasi tutti donne, vecchi e tantissimi bambini.
Respirate bene quel vento e capirete tutto. E vedrete la guerra con gli occhi di Alberto. Non con quelli di chi a Sant'Anna non è mai presente quando servirebbe.
Fatelo e capirete come siete diversi da certi nostri politici, ora la governo, che non riescono ad onorare le vittime innocenti di Sant'Anna. Quelli che parlavano (Lucca aprile 2018) di 'anagrafe canina' verso gli studi e le ricerche 'dell'anagrafe antifascista di Sant'Anna', a cui si iscrivono coloro che vogliono testimoniare al mondo quel crimine. Quelli che nei giorni di celebrazioni della memoria hanno sempre altri impegni. Ma forse è meglio così: non potete voi essere parificati a loro. Loro sono diversi.
Nessun odio, nessuna idea, nessun ideale può giustificare il male fatto ai bambini e donne di Sant’Anna. Nessun ideale può giustificare l'aver trasformato, per tutti gli Alberto del mondo, un giorno qualsiasi in un incubo degno del peggior inferno. Alberto volle testimoniarlo al Processo di La Spezia e al mondo. Per ricordare e farlo ricordare a tutti.
"Noi siamo la memoria che abbiamo".
Noi siamo chi onoriamo.
9 agosto 2025 - 81 anni dopo
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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