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22 mesi di genocidio e ancora dicono "però Hamas"
di Alessandro Ferretti
Per chiunque abbia occhi per vedere l'enormità dei crimini commessi da ventidue mesi (e settantacinque anni) da Israele in Palestina, appare del tutto sconcertante che ci siano ancora persone che dicano "Sì, però Hamas..".
In effetti, a qualsiasi osservatore minimamente spassionato la sproporzione tra i torti e le ragioni, tra le forze in campo e tra le morti e le distruzioni arrecate da una parte e dall'altra è talmente colossale da rendere incomprensibile come possano esistere persone apparentemente normodotate che insistano ancor oggi a metterle sullo stesso piano.
Per capire come mai questo sia possibile basta però entrare nella testa di questi soggetti. Sono essenzialmente quelli che hanno da guadagnare dal mantenere buoni rapporti con i genocidari e i loro supporters e sono tipicamente privi di personalità e coraggio; i classici che hanno paura pure della loro ombra e non prendono mai una posizione controversa su nulla. Avete presente quelli che alla sola idea di andare a una qualsiasi manifestazione se la fanno sotto alla sola idea di essere fotografati e schedati dalla polizia? Gente politicamente inetta, il cui unico obiettivo sociale è scavarsi una buca dove farsi i fatti propri, che fondamentalmente se ne frega del mondo e pensa solo a se stessa.
Per queste persone il genocidio è un grande problema; perché è vero che si interessano solo al loro particolare, ma come tutti sentono la pressione sociale, e questo parlare di bambini dilaniati e/o affamati in massa li turba. Pur se immersi nel loro infantile egoismo, anche loro hanno una vocina interiore, magari retaggio dell'educazione cristiana, che gli dice che massacrare bambini in fondo non è una gran bella cosa, e che in questi casi non si dovrebbe lavarsene le mani (anche se lo si vorrebbe tanto): bisognerebbe dire o fare qualcosa.
Però, la priorità di questi inetti rimane quella di non esporsi mai, di non correre mai nessun rischio, anche minimo. Come risolvere questa contraddizione? Ci vorrebbe qualcosa che giustifichi la propria egoistica inazione, in modo da continuare a farsi i fatti propri ma con la "coscienza" pulita.
La mostrificazione di Hamas assolve proprio a questo compito fondamentale. Se dall'altra parte c'è un cattivo assoluto, allora tutto è giustificato in nome della lotta contro di esso. Lo abbiamo studiato anche a scuola: la spaventosa distruzione delle città tedesche e giapponesi (e italiane) durante la seconda guerra mondiale, l'uccisione di moltitudini di civili tedeschi, giapponesi (e italiani), perfino il lancio di due bombe atomiche su due città indifese non vengono praticamente mai condannate nei libri di scuola. Vengono dipinte come una triste necessità finalizzata alla distruzione di cattivi che altrimenti avrebbero soggiogato l'intero pianeta, insomma come un male minore.
Pensateci bene: non esiste assolutamente nulla che possa giustificare l'uccisione in massa di civili innocenti, tranne la lotta a qualche supercattivo che se non venisse debellato compirebbe qualcosa di ancor più mostruoso.
Quindi, tutti coloro che non hanno la minima intenzione, per i motivi più disparati, di prendere posizione contro il genocidio, hanno una sola possibilità di farla franca: credere ciecamente nell'esistenza di un cattivo totale, di un male assoluto, di un Voldemort contro il quale nessun colpo è proibito e anzi è doveroso infliggerlo, in nome della salvezza del resto del mondo.
Per gli ignavi e per i codardi egoisti, credere nell'esistenza del cattivo è quindi un bisogno esistenziale. Non possono assolutamente permettersi di mettere in dubbio la malvagità del nemico, perché altrimenti tutta la costruzione mentale che consente loro di continuare allegramente a farsi i fattacci loro mentre due milioni di persone muoiono di fame crollerebbe come un castello di carte. Se Hamas non fosse il male personificato, allora ammazzare bambini non andrebbe più bene: dovrebbero fare qualcosa per far cessare la strage uscendo dai binari sicuri su cui hanno incanalato la loro misera esistenza.
Quindi, codardi e ignavi non ci pensano neanche, a cercare di verificare se Hamas sia davvero una potenza diabolica animata da ferocia smisurata, che se non fosse soppressa sterminerebbe ogni ebreo e ogni infedele sulla faccia della terra. Loro hanno assoluto bisogno del cattivo dei film americani in modo da poter continuare a fare la loro vita, ad andare allo stadio a fare il tifo alla Nazionale, a comprare al Carrefour sotto casa, a bere Coca-Cola e a ingraziarsi il loro superiore sionista nella speranza che dia loro una bella promozione.
Quindi, hai voglia a spiegar loro che Hamas è il naturale prodotto di settantacinque anni di crimini israeliani, e che come tutte le forme di resistenza all'oppressore cesserebbe le ostilità una volta ripristinata la libertà e la giustizia per il suo popolo, esattamente come i partigiani italiani non sono andati in Germania a sterminare tedeschi dopo il 25 aprile. Loro non sentono ragioni perché non le vogliono sentire, preferiscono che centinaia di migliaia di bambini muoiano di fame piuttosto che la loro esistenza venga perturbata anche in minima parte.
Fanno come le scimmiette che non vedono e non sentono in modo da essere liberi di non parlare, come la terza scimmietta, e di continuare così a farsi i fatti propri come la quarta... ed è in questa terrificante scelta che le moltitudini di "genocide enablers" compiono più o meno consapevolmente che ritroviamo, ad ottanta anni di distanza, quella che è stata magistralmente descritta da Hannah Arendt: la banalità del male.
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