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06 agosto 2025
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I quattro anni che sconvolsero il mondo
di Rinaldo Battaglia *

I QUATTRO ANNI CHE SCONVOLSERO IL MONDO: 6 AGOSTO 1941 – 6 AGOSTO 1945

Il 6 agosto 1941, un piccolo vescovo tedesco - Clemens August von Galen - dalla Cattedrale di Münster denunciò a voce alta per primo in Germania, con forza e convinzione, le atrocità commesse dal nazismo e profetizzò “la rovina del popolo tedesco e della patria, destinati a perire per putrefazione interna”.

Spiegò chiaramente cosa volesse dire il programma “Aktion T4”, mai ufficialmente dichiarato dal regime ma dal 1933, di fatto, già praticato. Andò oltre. Chiese ai fedeli presenti che fine facessero chi cadeva in quella criminale pratica: “dove spariscono padri, madri, disabili” e perché alle famiglie di quei disperati – ‘vite indegne di esser vissute’ per il nazismo - arrivassero a casa sempre e solo le ceneri dei loro cari. ‘Che cura è questa? ‘.

Parlò sui concetti del “Mein Kampf” e la colpa di ‘equiparare gli esseri umani a macchine o animali che, una volta terminato il loro ciclo produttivo, venivano destinati alla demolizione o macellazione a seconda dei casi’, come scrissero più storici.

Quel giorno, concludendo l’omelia, chiese ai fedeli presenti alla Messa: “Che fine faremo noi quando saremo vecchi? Che fine i nostri soldati rientrati mutilati dal fronte?”.

Un mese prima, il 13 luglio 1941, sempre dall’alto pulpito della Cattedrale, aveva denunciato e sempre a voce alta con altrettanta forza e convinzione, i crimine che nel suo paese si stavano compiendo contro gli ebrei. E non solo ebrei. Fu il primo.

Era il 13 luglio 1941, la grande Soluzione Finale – dopo la notte di Wansee del 20 gennaio 1942 - doveva ancora avvenire.

In quel 6 agosto 1941 decise di intervenire ancora, cercando di risvegliare le coscienze e far aprire gli occhi ai tedeschi contro la grande truffa che era il nazismo, una potente droga che si era impossessata di tutti loro ed in quale abisso la Germania ed il mondo intero, seguendo il nazismo (vedasi Italia di Mussolini e Giappone di Tojo, diremmo noi oggi) o combattendo il nazismo (USA e gli altri Alleati), potevano arrivare. Fu il primo alto prelato in Germania.

Era il 6 agosto 1941, la notte di Wansee doveva ancora avvenire, la grande catastrofe della Shoah (e non solo) si poteva ancora fermare o almeno limitare.

E spaventò il Terzo Reich. Uno dei vertici del regime e segretario personale del Fuhrer, quale Martin Ludwig Bormann, capì la forza del piccolo grande Vescovo di Münster: “Questo prete che chiamo il porco C.A., Clemens August, è un traditore della patria e va impiccato!”.

Ma il piccolo grande Vescovo stava diventando troppo forte. La sua verità era diventata un’arma pericolosa. Aveva reagito.

Hitler non volle farlo diventare un eroe, non poteva trasformarlo in un martire. Il conto gli sarebbe stato presentato solo a guerra finita. E, parole testuali del Fuhrer, Clemens August von Galen avrebbe allora pagato “sino all’ultimo centesimo di marco”.

Ma quella volta a sbagliare i conti fu Hitler. Non sapeva che quell’uomo – sì... ‘uomo’ che altro? - al momento della sua consacrazione episcopale, aveva scelto un motto che al tempo stesso era un programma politico: “Nec laudibus, nec timore” (‘né per le lusinghe, né per le minacce’). E poco importava se a minacciare o lusingare fosse il nazismo di Hitler o, da noi, il fascismo di Mussolini, suo padre, socio e fratello.

Il ‘porco C.A., Clemens August’ era nato 63 anni prima, terz’ultimo di 13 figli, da genitori ricchi e aristocratici e convintamente cristiani e praticanti. A 26 anni era già prete, 19 anni dopo già vescovo di Münster.

Era il 28 ottobre nel 1933, stesso anno in cui Hitler prese il potere. 11 anni prima nella stessa data, in Italia – a cui era molto legato – l’ispiratore del Fuhrer aveva fatto lo stesso, con un colpo di Stato.

Ma già nel Natale del ‘33 dalla sua diocesi e sempre dal pulpito della Chiesa segnalò le prime violenze naziste e con esse le violazioni delle norme del ‘Reichskonkordat’ (il concordato tra Hitler e la Chiesa di Roma valido per la Germania, fotocopia perfetta del Concordato tra Mussolini ed il Vaticano dell’11 febbraio 1929) in merito all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, i cui docenti dovevano essere approvati dal vescovo locale.

E qui, allora, si era mosso – finalmente, finalmente - nella protesta anche l’allora Segretario di Stato del Papa Pio XI, il card. Eugeni Pacelli, e futuro Papa Pio XII, quello che passerà alla Storia come ‘il papa di Hitler’ per i suoi silenzi assordanti.

Subito, nel 1941, le omelie del vescovo von Galen vennero diffuse clandestinamente in tutta la Germania, sia da gruppi cattolici, ma anche da luterani e da ebrei. Tra il 4 e il 5 novembre dello stesso anno, persino aerei alleati fecero piovere sul suolo tedesco (in Vestfalia) volantini con il testo dell'omelia del 13 luglio. Il 9 novembre Goebbels pronunciò un minaccioso ammonimento pubblico contro il vescovo, ma senza andare oltre. Vennero invece arrestate centinaia di persone che diffondevano le sue omelie.

L'8 giugno del 1943 il New York Times dedicò un articolo al vescovo von Galen, definendolo «l'oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano».

Anche Pio XII – finalmente, finalmente - se ne accorse: in colpevole ritardo, ma se ne accorse. Il 13 settembre 1943 venne nominato dal Papa ‘prelato domestico di Sua Santità’. Era il 5° giorno dopo l'armistizio di Cassibile e forse al Papa cominciavano ad esser chiari i destini di luna calante della Germania e del suo Fuhrer. L'avesse fatto prima, forse…

Poco dopo, comunque e convintamente, il vescovo von Galen iniziò a prendere contatti con la resistenza interna al nazismo e contribuire in prima persona alla fine di quel crimine.

Finì la guerra e sopravvisse alla resa dei conti del Fuhrer, ma un’improvvisa peritonite lo uccise il 22 marzo 1946 e per la nuova Germania e per il mondo intero fu ‘troppo presto’.

Solo due mesi prima – il 6 gennaio 1946 – aveva lasciato, in quella che sarà la sua ultima omelia, il suo testamento: «Sotto il nazismo dissi pubblicamente, e lo dissi anche riguardo a Hitler nel '39, quando nessuna potenza intervenne allora per ostacolare le sue mire espansionistiche: la giustizia è il fondamento dello Stato. Se la giustizia non viene ristabilita, allora il nostro popolo morirà per putrefazione interna. Oggi devo dire: se tra i popoli non viene rispettato il diritto, allora non verrà mai la pace e la giustizia tra i popoli”.

Parole ancora oggi - nell’estate 2025 - di immenso valore: ‘se tra i popoli non viene rispettato il diritto, allora non verrà mai la pace e la giustizia tra i popoli”.

Era un piccolo grande vescovo, ma prima ancora ‘un uomo di principi e dignità’, vissuto né per le lusinghe, né per le minacce (“Nec laudibus, nec timore”). Era un ‘uomo’, solo un ‘uomo’. O più esattamente un uomo 'solo'.

E sarà un Papa tedesco, Benedetto XVI, ragazzo in quegli anni ‘senza il diritto tra i popoli’, a dichiararlo ‘beato’ il 9 ottobre 2005 . Morì a 68 anni e per la nuova Germania e per il mondo intero fu davvero ‘troppo, troppo presto’. Certo se il discorso del 6 agosto 1941 i tedeschi lo avessero fatto loro, forse le cose sarebbero cambiate.

4 anni esatti dopo in un altro tragico 6 agosto, ad Hiroshima il mondo scoprì il terrore nucleare. Di fatto la guerra quel giorno finì, con la sconfitta dei nazi-fascisti che in Europa ed in Asia l’avevano iniziata. L’Asse del Male, l’asse RO-BER-TO come qualcuno di poetico lo definì (Roma – Berlino – Tokio).

Di fatto iniziava una nuova era, con nuove minacce e nuove paure. A distruggere Hiroshima, e poi 3 giorni dopo Nagasaki, furono gli USA quel giorno.

Non vi può esser certezza, ma oggi sappiamo quanto Hitler arrivò vicino alla bomba atomica e sappiamo come con il passaggio dei principali geni nazisti – fautori e progettisti del progetto nazista sul nucleare e sulla missilistica (Kurt Diebner e Von Braun) – dai primi di maggio ’45 negli Stati Uniti si accellerò (e di molto) la messa a punto dell’atomica americana. Quell’operazione portò il nome di 'Paperclip' ('molletta', ossìa un qualcosa che unisce due parti opposte, permettendo così assieme di funzionare e dar loro un senso).

Esperti confermano che tra il 1944 e gli inizi del 1945 in una base segreta della Turingia il fisico nazista Diebner arrivò ad una bomba atomica ‘minore’.

Il tutto dopo anni di studi e immensi finanziamenti, sotto il comando del generale Eric Schmann, padre putativo del generale Werther Von Braun, il criminale nazista di Dora Mittelbau (100 mila morti) ma anche il genio dell’uomo sulla luna il 21 luglio 1969.

Importati storici nucleari (quali il tedesco Rainer Karlsch) affermano con certezza che Diebner fece due test nucleari nel 1944: uno sull’isola di Rugen (Mar Baltico) e il secondo nella base militare di Ohrdruf nella bassa Turingia tedesca. Migliaia di prigionieri di guerra (anche nostri IMI) vennero usati per l’esperimento, sia come forza lavoro che vere e proprie cavie umane, su cui ‘studiare ed analizzare’ le reazioni della potenza atomica.

I progressi di Diebner e a Dora del gen. Von Braun - con lo sviluppo della V-2 - facilitarono e velocizzarono così gli studi americani, quando i due nazisti passarono armi e bagagli al 'nemico'.

Il discorso del 6 agosto 1941 del vescovo von Galen meritava di esser ascoltato, poteva rallentare se non bloccare Hitler e la furia nazista, a cui inevitabilmente poi arrivò la furia e la vendetta degli allora nemici.

Quei 4 anni sconvolsero il mondo e portarono a chissà quanti milioni di morti. Almeno 50 dei 70 milioni che vengono generalmente computati alla Seconda Guerra Mondiale, come se quelle, anzichè vite umane, fossero state partite contabili o semplici figurine di cartone.

E quando si arrivò a intuirlo per l’Asse RO-BER-TO e per il mondo intero fu davvero ‘troppo, troppo tardi’.

6 agosto 2025

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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