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Leader di gruppo USA pro Israele: Tel Aviv viola convenzione sul genocidio
di Aurora Gatti
In un'ammissione sorprendente e profondamente personale, Jeremy Ben-Ami, presidente di J Street, un importante gruppo di difesa pro-Israele con sede negli Stati Uniti, ha affermato che "Israele" ha probabilmente violato la Convenzione internazionale per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio attraverso la sua guerra in corso a Gaza.
La dichiarazione segna un significativo allontanamento dalle precedenti posizioni di J Street, riflettendo una crescente consapevolezza interna anche all'interno dei circoli pro-Israele, in un contesto di crescente indignazione globale per la catastrofe umanitaria a Gaza.
In un post sul blog, Ben-Ami ha scritto: "Sono stato... razionalmente convinto da argomentazioni legali e accademiche che un giorno i tribunali internazionali stabiliranno che Israele ha violato la Convenzione internazionale sul genocidio".
La dichiarazione, senza precedenti da parte del capo di un'importante organizzazione filo-sionista, giunge in un momento in cui aumentano le prove di atrocità, tra cui l'uccisione di massa di palestinesi, la distruzione delle infrastrutture di Gaza e la trasformazione della fame in un'arma.
Ben-Ami ha riconosciuto il peso emotivo di questa presa di coscienza, in particolare per le comunità ebraiche.
"Come è possibile che Israele, lo Stato fondato da un popolo che ha subito un genocidio, possa commettere a sua volta questo crimine atroce?", ha chiesto.
Ha descritto la lotta interna che molti ebrei statunitensi affrontano nel fronteggiare queste realtà, ammettendo che "anche sollevare la questione del genocidio" è considerato da molti profondamente offensivo. "Spesso suscita indignazione", ha affermato.
Ben-Ami, che da tempo si batte per una soluzione a "due stati" difendendo al contempo quelle che considerava "le fondamenta democratiche di Israele", ha affermato che la svolta è arrivata perché non poteva più ignorare o giustificare l'evidenza.
Ha citato molteplici azioni delle forze di occupazione israeliane che, a suo avviso, sono "indifendibili" sia legalmente che moralmente. Tra queste, il deliberato rifiuto di cibo e beni essenziali ai palestinesi, l'aver preso di mira e sparato contro palestinesi affamati che cercavano di accedere agli aiuti umanitari, la distruzione sistematica delle infrastrutture vitali di Gaza e lo sfollamento forzato dei palestinesi in aree sempre più ristrette e pericolose, un atto che ha descritto come "sfollamento di massa".
"Finora, ho cercato di distogliere l'attenzione e di difendermi quando mi è stato chiesto di definire questo un genocidio", ha scritto Ben-Ami. "Semplicemente non difenderò l'indifendibile".
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