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Con la Palestina ma contro Hamas
di Rossella Ahmad
Se c'è una cosa che mi sconforta nella galassia filo-palestinese è l'attitudine schizofrenica verso la Resistenza appunto palestinese:
"Sono con la Palestina, ma la Resistenza dovrebbe arrendersi".
"Sono con la Palestina ma Hamas dovrebbe consegnare le armi" - e arrendersi, quindi.
"Sono con la Palestina, che non è Hamas. Il quale dovrebbe ovviamente arrendersi".
Questa gente ha compreso ben poco del popolo palestinese e, soprattutto, non ha ancora interiorizzato un concetto basic, e cioè che la Resistenza di un popolo non deve piacere a me, né ad X, né ad Y e ancora meno all'oppressore/negoziatore. Deve piacere al popolo che la esprime, e solo ad esso.
Gli altri - tutti noi - possono solo prendere atto della sua esistenza. Con molta umiltà, di fronte ad un popolo che chiede inutilmente giustizia da oltre cento anni. Inchinandosi possibilmente, di fronte ad un particolare davvero unico: a differenza di tutte le altre resistenze, che lottavano ciascuna contro il proprio oppressore, quella palestinese lotta contro il Potere in Sé. Da sola, mentre tutte le armate coloniali sono coalizzate per annientarla.
Il 5 agosto dell'anno scorso scrivevo del leader Ismail Haniye, il capo dei negoziatori di Hamas, assassinato da Israele appena pochi giorni prima.
Uccidere il negoziatore per uccidere il negoziato. Credo che oggi sia sufficientemente chiaro il perché.
"Da più parti sento definire Ismail Haniye un "moderato".
Nulla di meno esatto, in realtà. Haniye non era un moderato. Cioè, intendo dire, non si dedicò con moderazione alla causa del suo popolo né pretese una moderata giustizia. E neanche ritenne che ai palestinesi spettasse una moderata porzione della Palestina, o che i palestinesi avessero un moderato diritto al ritorno.
Ma era un pragmatico, che significa altro. E non era l'unico. L'intera dirigenza di Hamas aveva scelto un approccio meno ideologico e più pratico alla risoluzione della causa palestinese nel 1988, quando fu mutato il celebre articolo dello statuto del movimento di resistenza che prevedeva l'eliminazione dello stato d'Israele.
La carta fondativa di Hamas aveva un approccio molto ideologico, e questo approccio fu modificato per volontà dell'intera ala politica di Hamas a favore di cambiamenti sostanziali riguardo i due principi cardine dello statuto, e cioè quello relativo appunto alla eliminazione di Israele, con la sostanziale adesione ad una soluzione politica che potesse condurre alla creazione di uno stato palestinese realizzabile, entro i confini del 1967, e quello relativo alla definizione inequivocabile di chi fosse il nemico, e cioè il sionismo.
In particolare, all'articolo 16, viene stabilito senza fraintendimenti che "Hamas non lotta contro gli ebrei ma contro i sionisti che occupano la Palestina" e in quello successivo viene reiterato il ripudio di qualsiasi persecuzione etnica o religiosa, ribadendo che il fenomeno dell'antisemitismo è prettamente europeo e non ha riguardato la storia dei paesi arabi o islamici. Lo stesso Khaled Mash'al, capo del Politburo di Hamas dal 1996 al 2017, ha più volte definito lo statuto originale, quello a cui si appellano sempre i commentatori in malafede, un pezzo di storia.
Pochi cenni su Khaled Mash'al, il "martire vivente", tra i pochi Leaders di Hamas delle origini ancora in vita. Nato a Silwad, Ramallah, costretto a riparare con la famiglia in Kuwait, paese in cui vive gli anni della giovinezza ed in cui si laurea in fisica nel 1978, aderisce immediatamente al nuovo movimento di resistenza, iniziando a muovere i primi passi in politica.
Espulso dal Kuwait, si stabilisce in Giordania, a capo dell'ufficio politico di Hamas. È qui che avviene il suo tentativo di assassinio da parte di agenti del Mossad, nel settembre 1997. Avvicinato nei pressi del suo ufficio da alcuni uomini, rivelatesi poi spie del Mossad con passaporto canadese, gli viene iniettato un veleno mortale nell'orecchio. Mash'al si salva per diretto intervento di re Hussein di Giordania, che si impegna a consegnare ad Israele gli agenti segreti in cambio dell'antidoto al veleno.
L'assassinio di Mash'al fu ordinato dal polacco Mileikowsky , allora capo del governo.
I criminali non si improvvisano, così come i genocidi.
"Le minacce di Israele hanno due effetti. Possono intimidirti oppure renderti più risoluto e determinato. Io appartengo a quest'ultima categoria".
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