Rom, quindi malfattore
di Roberto Rizzardi

Molte testate giornalistiche riportano la notizia della Porsche rubata da "tre ragazzi di etnia rom" e, immancabilmente, sotto ai vari post si accumulano letteralmente migliaia di commenti tutti accomunati da glaciale e cinica irrisione per la sorte di quei ragazzi.

Già il fatto che l'informazione sottolinei l'etnia dei tre ragazzi ci dà la misura di un forte sentimento razzista direi "immanente", come se la pur vasta comunità di malavitosi di vario tipo non fosse assolutamente trasversale e composita, mentre la spudoratamente esibita impietosità dei commenti ci dà la misura di quanto poco sedimentata sia la presunta identità cristiana, per la precisione cattolica, che dovrebbe essere l'essenza stessa della nostra cultura, una pretesa priva di fondamento a quanto pare.

Intendiamoci, io stesso non sono immune dal pregiudizio verso gli "zingari", e non potrebbe essere diversamente dato che sono stato, come tutti, addestrato ad averne, come verso altri gruppi peraltro, ma al tempo stesso lotto strenuamente, seppure con risultati non sempre soddisfacenti, per non farmi dominare da quei condizionamenti.

Potrei essere meno critico e negativo verso certi comportamenti se venissero accettati anche quando sono rivolti verso noi stessi. Se, per esempio, sentendosi definire "mafiosi" in quanto italiani non prendessimo d'aceto, diventando molto sgradevoli verso i nostri detrattori, e invece...

Quei "tre ragazzi di etnia rom" magari saranno (uno di loro sarà stato) dei malfattori, ma lo saranno al pari di molti altri provenienti da ogni tipo di gruppo etnico, sociale, regionale ed ogni altro segmento che ci viene in mente, e certo dobbiamo augurarci che i superstiti paghino, dopo adeguato iter giudiziario, per ciò che hanno fatto, ma gioire per la loro sorte e prodursi in manifestazioni di scomposta crudeltà è indegno e, in fondo, non troppo distante dal profilo di sociopatia che accomuna i comportamenti delinquenziali.

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