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Dire genocidio non nega la Shoah, chiama gli ebrei ad intervenire
di Paolo Mossetti
C'è l'idea, nei discorsi di alcuni sionisti celebri, anche in alcuni non indifferenti a Gaza che la parola «genocidio» in qualche modo cancelli un peso, negando il precedente dell'Olocausto.
Ma un po' di carità interpretativa verso gli studiosi, i ragazzi e gli attivisti che la usano - sempre di più, sempre più lontani dallo stereotipo dell'estremista "isterizzato" - ci farebbe capire che è vero il contrario: pronunciare quella parola moltiplica i pesi, e implica l’obbligo morale di intervenire nel presente.
Il suo riconoscimento è evitato o ritardato per non doverne affrontare l'ovvia conseguenza: l’obbligo morale di intervenire, di ammettere gli errori e il conformismo, di cambiare lo status quo geopolitico e di sanzionare una nazione a lungo romanticizzata.
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