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Repubblica finalmente dice quello che abbiamo sempre detto sull'Ucraina
di
Francesco Dall'Aglio
Ecco l'articolo di Repubblica di ieri - "Quella promessa alle piazze stanche del conflitto" - , tono abbastanza elegiaco, ma si dicono cose che per averle dette prima e altrove ci si è beccati insulti, minacce, santi e madonne, e il sopracciglio alzato di Pina Picierno:
sì, ci sono casi di ribellione violenta nei confronti dei reclutatori (definiti addirittura "a caccia di passanti");
sì, parecchi ucraini sono stanchi, e a questo punto gli sta bene chiudere la guerra come sia, purché si chiuda;
"da tre anni esiste un unico canale di informazione televisiva a reti unificate" (per averlo detto insulti, minacce, santi e madonne, che l'Ucraina è una democrazia e pure in guerra c'è il pluralismo totale, mica siamo in Russia);
Gonzalo Lira è morto in cella dopo essere stato arrestato dai servizi (clamoroso, questo);
la gente si fa intervistare in posti dove c'è la musica alta, così non li sentono, o non vuole che venga fatto il suo nome altrimenti "mi farebbero sparire";
la gente scende in piazza coi cartoncini "per difendere la democrazia" (sempre la perfetta democrazia ucraina, che non siamo in Russia);
se ti pigliano a forza i reclutatori c'è la possibilità che ti ammazzino, "sono molte le denunce e i casi sospetti";
e i centri di reclutamento, si chiede qualcuno, visto che i russi li attaccano "perché non li fanno fuori città, lontani dalle case?".
Succedono insomma cose incredibili, non dico al livello del riposizionamento su Israele ma davvero alcune delle cose scritte in questo pezzo avrebbero scatenato interrogazioni parlamentari anche poco tempo fa.
Chiudiamo con una buona e una cattiva notizia. La buona: Medvedev ha ripreso a twittare. La cattiva: Medvedv ha ripreso a twittare, perché quello che ha twittato non è affatto divertente, e quando Medvedv non fa ridere non è una buona cosa.
Del tweet parleremo in seguito - non del tweet, dell'argomento - perché riguarda l'uscita definitiva della Russia dal trattato INF, dal quale gli USA si erano ritirati nel 2019 (prima presidenza del President of Peace, tra l'altro) ma che la Russia, con l'estenuante legalismo che la contraddistingue sempre, aveva (più o meno...) continuato a rispettare.
Discorso non breve, e lo facciamo appunto in seguito.
 
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