 |
La Slovenia si distingue nella UE per severità verso Israele - Intervista
di Paolo Mossetti
Ho fatto una chiacchierata con l’eurodeputato sloveno Matjaž Nemec, dei Socialisti e Democratici, gruppo di cui fa parte anche il PD. Il suo Paese ha da poco imposto un embargo alla vendita di armi a Israele e sanzionato i ministri israeliani Smotrich e Ben-Gvir, dichiarandoli personae non gratae per incitamento al genocidio.
È il primo paese dell’Unione Europea a farlo.
Come si spiega allora che un governo di centro-sinistra, filo-europeo e filo-ucraino abbia assunto una posizione così forte, mentre molti Paesi dell’Europa occidentale - inclusa l'Italia che un tempo aveva una politica più autonoma sul Medio Oriente - sono paralizzati dal terrore?
«Gli sloveni ricordano molto bene le scene delle guerre balcaniche degli anni Novanta. e il massacro di Srebrenica. La maggior parte delle famiglie slovene ha perso persone care durante la Seconda guerra mondiale, anche nei campi di concentramento nazisti. In quanto nazione piccola, che ha sognato per secoli l’indipendenza – raggiunta solo 34 anni fa – gli sloveni possono identificarsi profondamente con le lotte degli oppressi», mi spiega Nemec.
«La Slovenia ha voluto dare ancora un’opportunità all’UE per trovare un approccio comune, ma in assenza di una posizione condivisa, è nostro dovere morale e giuridico, secondo il diritto internazionale, reagire al rischio di genocidio e cercare di prevenirlo attivamente. Credo che a questo punto gli Stati membri, Slovenia compresa, debbano continuare ad adottare misure individuali contro il governo israeliano per rispettare pienamente il diritto internazionale e il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia».
La presidente della Slovenia, Nataša Pirc Musar, è stata tra i pochi leader dell'UE a difendere Francesca Albanese e a proporre l'esclusione di Israele da EuroVision durante la pulizia etnica a Gaza.
«Ci tengo a sottolineare che questa non è solo una posizione morale assunta dall’élite politica, ma è condivisa dalla stragrande maggioranza degli sloveni. C’è un consenso ampio sul fatto che uccidere civili innocenti, in particolare bambini, sia sbagliato. Quello che sta accadendo a Gaza è una delle più grandi tragedie della nostra generazione».
«La Slovenia, e prima ancora la Jugoslavia, erano sotto un’influenza molto limitata dell'Urss, ma dopo l’esperienza della Seconda guerra mondiale abbiamo creduto nel pacifismo e nella riconciliazione tra le nazioni. È per questo che il Movimento dei Non Allineati, fondato da Tito, ci ha permesso di vedere il mondo non in bianco e nero, ma come un’aspirazione alla pace duratura tra tutti. Le idee stesse di colonialismo, oppressione e occupazione sono contrarie alla natura del movimento non allineato. È per questo che gli sloveni sono ancora oggi profondamente legati alla pace, ai valori anti-bellici e a quelli umanitari. Tutti questi valori oggi si scontrano duramente nella crisi di Gaza, mentre l’Occidente resta a guardare».
Un paradosso: mentre molti europeisti anti-sovranisti sono rimasti legati a un'idea di Israele sgretolata da decenni, l'alleato più saldo di Netanyahu è Viktor Orbán.
«L’Ungheria, guidata da un governo populista di estrema destra, vede l’ordine e il diritto internazionale come una minaccia e gioca secondo il manuale dei “trumpisti”, ma credo che questa sarà la sua rovina, come lo è stato per molti regimi simili in passato», conclude Nemec.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|