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Israeliani temono di viaggiare all'estero per indignazione mondiale
di Leandro Leggeri
Secondo un recente sondaggio trasmesso da Channel 12 e riportato da più testate israeliane e internazionali, oltre la metà degli israeliani (56%) teme di non poter più viaggiare all’estero a causa della crescente indignazione globale per la brutale offensiva militare su Gaza, che ha già provocato decine di migliaia di morti, in gran parte civili.
Il dato rivela una crescente consapevolezza tra i cittadini israeliani: la politica di guerra e l’occupazione della Striscia stanno isolando sempre più Israele nel panorama internazionale. Questo timore non riguarda più solo le università, i festival culturali o gli sportivi boicottati: colpisce direttamente la popolazione e il suo diritto alla mobilità.
Nel sondaggio emerge anche un cambio di orientamento sul tema dei prigionieri: il 62% degli israeliani vorrebbe un accordo complessivo per riportare tutti i prigionieri a casa, mentre solo il 28% sostiene la linea dura dell’occupazione totale di Gaza. Segno che anche all’interno di Israele cresce il dissenso verso una guerra che sembra non avere fine, e che ha travolto anche i familiari degli ostaggi.
I numeri parlano chiaro: la politica del “tutto con la forza” sta fallendo, sia sul piano morale che su quello diplomatico. E intanto, mentre Gaza viene rasa al suolo, anche il passaporto israeliano comincia a pesare. Forse, per la prima volta, in tanti iniziano a chiedersi se valga davvero la pena continuare questa guerra a oltranza.
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