 |
Mattarella cauto e tardivo ma ha sdoganato accuse a Israele
di Paolo Mossetti
L'altro ieri i giornali, con l'ovvia eccezione del Riformista, hanno esaltato il discorso di Sergio Mattarella sulla guerra a Gaza, senza alcuna critica. È impressionante come le stesse parole, dette 21 mesi fa, quando sarebbero già state legittimi e anzi urgenti, potevano valere la rovina di reputazione e carriera per molti intellettuali.
Il Presidente, pur con ritardo, ha il merito di aver attribuito a Israele, e non a entità astratte, una lunga serie di atrocità - tra cui il bombardamento della parrocchia della Sacra Famiglia, attacchi a medici, bambini in cerca d’acqua e cibo, e ospedali - definendole «errori» che appaiono come un’«ostinazione a uccidere indiscriminatamente».
Capirete anche voi che d'ora in poi queste accuse, dopo che le ha pronunciate il Quirinale, non sono più sanzionabili socialmente.
Mattarella, pur con la solita realpolitik, e le solite cautele per non inquietare troppo la premier Meloni - che non può permettersi di inimicarsi Trump - ha contribuito a una campagna accusatoria e di indignazione che per molti giornalisti e ricercatori è stata ostacolata da paure personali e da ordini dall'alto. Ha attribuito a Israele non solo crimini, ma anche l’intenzionalità sistematica di commetterli. Un'accusa che a lungo è stata reputata esclusiva della sinistra radicale, terzomondista, estremista.
L'antisemitismo, condannato dal presidente nello stesso discorso, è stato alimentato anche da chi per molti anni ha fomentato l'idea che andasse associato l'ebraismo al sionismo - quello reale, non quello romanticizzato - e la «difesa degli ebrei» alla difesa di tutto ciò che fa lo Stato ebraico, inclusi i suoi crimini.
Che adesso sono stati certificati da Mattarella.
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|