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01 agosto 2025
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Calabria: Occhiuto si dimette
di Elisa Fontana *

Ho ascoltato ieri il video in cui il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto annunciava che si sarebbe dimesso per poi ripresentarsi immediatamente alle elezioni.

Le ragioni addotte da Occhiuto sono così tenui da sfiorare l’inconsistenza. Occhiuto, indagato dal mese di maggio per corruzione, ha continuato a governare, salvo accorgersi ora che tutto in giunta regionale è paralizzato perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di firmare alcunché. Dando per vera questa motivazione ne vediamo, però, tutta la fragilità.

Innanzitutto perché da che mondo è mondo, quando una giunta non funziona per qualsiasi motivo, il sindaco, il presidente della regione, il presidente del consiglio prima di qualunque altra ipotesi procedono con un rimpasto, visto che l’appoggio politico al suo governo non è in discussione. Se i suoi assessori legittimamente non si sentono di firmare atti, perché li mantiene nel loro incarico?

Posto che in Italia nessuno si dimette, tranne Occhiuto, li si può sfiduciare e sostituire, senza mettere in moto una costosissima macchina elettorale per fare il bis dell’esistente. Ma anche ammesso che l’unica via percorribile sia quella di nuove comode elezioni, cosa garantisce ad Occhiuto che si risolverà il problema della paralisi? Sa già che i prossimi assessori firmeranno tutto? E allora perché non li chiama subito?

Certo, il video è infarcito di populismo d’ordinanza, “calabresi, siate voi a scrivere il futuro della Calabria, siate voi a dire se la Calabria si deve fermare o questo lavoro deve proseguire”, facendo venire il sospetto che alle scorse elezioni siano andati a votare i Mao-Mao e non i calabresi.

Certo, c’è l’espressione della massima fiducia nella magistratura e nel suo lavoro, certo c’è l’intemerata contro i politici odiatori della Calabria che vorrebbero che tutto fallisse, c‘è tutto, insomma per arringare le folle e gli alleati. Ma l’unica cosa che non c’è è il senso delle istituzioni, perché rimandare i calabresi alle urne sapendo benissimo di stravincere le elezioni ha solo l’odore di una manovra abbastanza scoperta per aggiungere un’altra regione al magrissimo bottino previsto per le destre alle regionali d’autunno, come hanno supposto in molti davanti a questa uscita inaspettata e fuori da ogni logica politica.

Come diceva Andreotti? A pensar male…

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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