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Multa assurda: diritti compressi fra regole e buonsenso
di
Raffaele Florio
A Pizzo Calabro non si fanno mancare nulla. Mare, castello, tartufo e, ora, anche l’arte sopraffina del multare una disabile con regolare contrassegno perché... aveva osato parcheggiare dove non doveva. Cioè: dove non c’era alternativa. Perché gli stalli riservati erano tutti occupati, forse da Suv mimetici senza contrassegno ma col rosario appeso allo specchietto, che da queste parti vale più di un permesso.
Il Comune, zelante e inflessibile, ha risolto l’equazione con uno sforzo mentale che avrebbe fatto impallidire un algoritmo della NASA: “Regolare contrassegno? Ok. Nessuno stallo libero? Pazienza. Area residenti? Multa!”. E la giustizia è fatta. O almeno quella da bar sport.
A fermare la farsa è toccato al prefetto di Vibo, che ha avuto la sfrontatezza di usare un muscolo ormai atrofizzato in molte amministrazioni: il cervello. Ha annullato la multa. Ma qui viene il bello.
Mentre ci si aspetterebbe un comunicato del Comune con almeno tre parole (tipo: “Scusate, abbiamo sbagliato”), dalle parti del Municipio si è levato solo un silenzio tanto assordante da far rimpiangere le campane della domenica.
Ci ha pensato allora il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani a ricordarci che non stiamo parlando di un quiz burocratico, ma di una persona. Fragile, sì, ma solo nel corpo. Perché a combattere contro un’amministrazione sorda, cieca e, a tratti, anche un po’ arrogante, serve una tempra che certi politici non dimostrano nemmeno di fronte a una commissione antimafia.
Il Comune, per ora, tace. Forse impegnato a trovare la definizione esatta di “empatia” sul vocabolario, fra “emendamento” e “emorragia”. Ma tranquilli: non è un silenzio colpevole, è solo il tipico silenzio di chi spera che tutto passi, che la gente dimentichi, che l’onda indignata si sciolga come un tartufo al sole.
E invece no. Perché, come dice giustamente il Coordinamento, “anche una multa può diventare terreno di battaglia civile”. Altro che dibattiti sulla Costituzione nei convegni: qui la democrazia si misura nella capacità di non perseguitare una donna in sedia a rotelle per aver parcheggiato dove poteva. E non dove voleva.
Perché, cari signori del Comune di Pizzo, i diritti non si riconoscono per grazia ricevuta. Non si “concedono” come una deroga. Si rispettano. Sempre. Anche — udite udite — quando a chiederli non è un notabile con tre incarichi, ma una semplice cittadina con un contrassegno e la colpa imperdonabile di credere in uno Stato che non le sbatta la porta in faccia.
Aspettiamo ancora le scuse. Ma se proprio non ce la fate, fate almeno un gesto simbolico: togliete la multa e attaccatela al muro. Titolo: “Manuale pratico di come NON si tutelano i diritti”.
Firmato: un cittadino ancora in grado di distinguere la legge dal buonsenso. E che ogni tanto, quando la legge sbaglia, preferisce il secondo.
 
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