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Una catena di soprusi
di Alessandro Ferretti
Odeh Hathaleen era un insegnante, aveva 31 anni e tre figli, il più grande ha sei anni. Lunedì un gruppo di coloni ha fatto per l'ennesima volta irruzione a Umm Al-Kheir in Cisgiordania. Questa volta i coloni avevano una scavatrice che volevano usare per distruggere la condotta principale dell'acquedotto del villaggio palestinese.
Odeh e altre persone sono accorse e hanno cercato di fermare la scavatrice con i loro corpi, ma il conducente ha colpito violentemente e deliberatamente uno di loro alla testa con la benna, facendogli perdere conoscenza per oltre un minuto.
Secondo la polizia israeliana, alcuni ragazzi avrebbero reagito lanciando pietre (senza peraltro colpire nessun colono), e a questo punto è intervenuto Yinon Levi, un folle invasato già internazionalmente noto per aver fondato colonie illegali e promosso e guidato molteplici assalti violenti per demolire infrastrutture ed edifici nei villaggi palestinesi. Per le sue gesta è stato sanzionato dall'UE, UK, Canada e perfino da Biden (Trump ha poi tolto le sanzioni il giorno stesso del suo insediamento alla presidenza). Tre mesi fa, per gli stessi motivi, il governo israeliano gli ha invece regalato un fuoristrada.
In un video, si vede Levi scagliarsi addosso ai palestinesi urlando e agitandosi come un pazzo con la pistola in pugno e sparando pallottole in direzione dei resistenti: una di queste colpisce Odeh al petto facendolo crollare a terra. Morirà dopo poche ore nell'ospedale di Beersheba.
Dopo gli spari, un altro video mostra Levi che parla con i soldati dell'esercito israeliano presenti sulla scena, che non avevano mosso un dito per fermare l'incursione, e indica loro cinque palestinesi e due loro alleati provenienti da altre nazioni: i sette vengono immediatamente arrestati. Tra essi ci sono quattro parenti di Odeh.
Levi lascia quindi la scena insieme alla polizia israeliana: verrà fermato e interrogato giovedì dalla giudice Havi Tucker. Si giustifica dicendo di aver agito per legittima difesa, e la giudice decide di scarcerarlo e concedergli gli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio colposo.
La giudice dichiara comunque da subito che la legittima difesa è credibile in quanto confermata da due testimoni: d'altra parte, è la stessa giudice che quattro anni fa aveva scarcerato due giovani ebrei israeliani imprigionati per aver assalito dei palestinesi a Hebron distruggendone proprietà e bestiame, accusando la polizia israeliana di averli arrestati sulla base di "stereotipi culturali" (sic). La polizia israeliana non ha fatto opposizione alla scarcerazione di Levi.
Dopo il rilascio, la colonia illegale di Carmel da cui era partita l'incursione ha chiesto l'immediata distruzione di tutti gli edifici palestinesi intorno alla loro colonia e alle strade di collegamento, per "garantire la sicurezza dei coloni". I palestinesi arrestati e i loro alleati invece rimangono in carcere. Vari parlamentari israeliani hanno espresso il loro più totale supporto per le azioni dell'assassino Levi, in nome del loro "grande amore per la vita" (sic).
Subito dopo il rilascio dell'assassino, soldati israeliani mascherati hanno circondato la tenda allestita per commemorare Odeh scacciandone tutti gli intervenuti, giornalisti inclusi, per poi demolirla giustificandosi col fatto che la terra su cui era stata innalzata era appena stata dichiarata "zona militare chiusa".
Le ultime notizie sono di ieri: l'esercito israeliano ha dichiarato che il corpo di Odeh non verrà restituito per i funerali. Per riaverlo la famiglia dovrà rinunciare, tra le altre cose, a innalzare l'usuale tenda per la commemorazione, oltre a limitare a 15 il numero dei partecipanti al funerale e a rinunciare a seppellirlo nel suo villaggio natale. Contestualmente, l'esercito ha arrestato altri quattro palestinesi per il lancio di pietre.
La famiglia ha rifiutato le condizioni, e settanta donne del villaggio di Odeh hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere il rilascio incondizionato del suo corpo.
La storia di Odeh Hathaleen ci è nota nel dettaglio perché aveva collaborato alla realizzazione del documentario "No Other Land", vincitore del premio Oscar. Dal 7 ottobre 2023 Israele ha ammazzato oltre novecentocinquanta palestinesi nella sola Cisgiordania, ed è facile immaginare come dietro ad ognuno di questi assassini ci sia una storia atroce come questa, annegata nella quotidianità della strage infinita a Gaza che ha mietuto un numero di vittime almeno sessanta volte più grande.
L'unico modo di fermare queste atrocità è che ciascuna persona che voglia considerarsi umana si attivi fino a quando non verrà restituita libertà e giustizia al popolo palestinese. L'ignavia di fronte a uno stato che compie ed avalla questi crimini non è accettabile e non sarà accettata. Non ci sono più scuse da tempo: chi insiste a tacere è perché è complice di Netanyahu, di Yinon Levi, della giudice Tucker, dei cecchini israeliani che esultano quando ammazzano una bambina, dei mercenari americani che sparano nel mucchio sulle folle che muoiono di fame.
Cari ignavi: siete talmente egoisti e concentrati su voi stessi che non vi rendete conto di dove vivete. Siamo in tanti, sapete, ad essere svegli, consapevoli e attivi, e nonostante tutto ciò che ci viene lanciato addosso continuiamo incessantemente ad aumentare e a diventare sempre più forti e numerosi.
Non crediate di essere invisibili, sappiamo chi siete e sappiamo che il vostro silenzio è deliberato. Vi vediamo tutti, a uno a uno, mentre scientemente non dite e non fate nulla di fronte a orrori epocali. I vostri nomi sono già scritti sulla colonna infame e non ci dimenticheremo mai di quanto dolore è stato già causato dal vostro silenzio. E se ormai è evidente che a voi del vostro prossimo frega meno di zero, fatelo almeno per voi stessi, perché una cosa è certa: il giorno in cui vi pentirete amaramente di non aver fatto nulla arriverà, e sarà più presto di quanto voi crediate.
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