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Salvare Israele demonizzando Netanyahu o opporsi al colonialismo
di Gabriele Germani
Il Canada si è impegnato ad avviare il riconoscimento di uno Stato palestinese: lo scopo è la soluzione a due Stati. Chiaramente hanno sentito l'esigenza di specificare che "condannano il 7 ottobre, Hamas deve disarmare ed è un gruppo terroristico".
Il passaggio arriva insieme ad altri paesi supporter del sionismo: Francia, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, ecc.
Pacata la reazione di Trump: "Se il Canada riconoscerà uno Stato palestinese, avremo molti problemi nell'arrivare ad un accordo commerciale".
Siamo davanti a una serie di tendenze opposte.
La spaccatura nel fronte occidentale tra sinofobi e russofobi. La classe dirigente imperiale si scontra su quale nemico tosare per primo.
Trump vorrebbe smollare tutto a proxy nazistoidi, facendo far carico economico all'Europa della questione per concentrarsi sulla Cina. L'UE e un pezzo di Dem vorrebbero invece proseguire tutti insieme contro Mosca, mettere la Palestina sotto il tappeto con qualche formula rituale (proseguendo il genocidio silenzioso) e tentare di cooptare la Cina.
Ma perché il riconoscimento di Spagna e Irlanda era diverso?
A parte che Spagna e Irlanda (tra mille contraddizioni) lo hanno fatto in un momento diverso. Questi Stati arrivano da percorsi interni per cui il colonialismo e la questione dell'autodeterminazione è centrale.
Hanno partecipato alla Conferenza di Bogotà, portata avanti da Gustavo Petro e da altri paesi del Sud Globale.
A mio avviso (ma potrei sbagliare), il modello spagnolo costituisce il tentativo graduale di allontanamento da un certo modo di essere Occidente.
Non è sufficiente e non è risolutivo, ma non confondiamo il tentativo anglo-francese di salvare Israele (e il suo progetto coloniale) demonizzando Netanyahu, con chi fa sponda con gli anti-imperialisti del mondo emergente.
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