Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
31 luglio 2025
tutti gli speciali

Sangiuliano accusato dal Tribunale dei ministri ma i senatori lo graziano
di Elisa Fontana

C’era una volta nel Paese di Bengodi situato al centro del Mediterraneo un ministro della Cultura di nome Gennaro Sangiuliano. Era tipo sveglio, solare, sebbene leggermente affetto da protagonismo, soprattutto se c’erano telecamere in giro, al punto tale che aveva rovesciato i consueti, noiosi canoni fin lì in auge.

Adesso non erano più i giornalisti a fare domande a lui, ma lui ad interrogare i giornalisti. E che domande! Del tipo “Ma lei può dirsi anticomunista?”, lasciando il povero cronista incredulo e alquanto basito.

L’esuberanza di Gennarino era così tracimante che, pur essendo fornito di legittima consorte, fu preso da insana passione per una giovane arrembante presenzialista che gli rubò il cuore e qualche centimetro di pelle frontale. Tralasciando una intera estate di focosa passione, la nomina della fanciulla a consulente del ministro e tutto l’ambaradam che tenne allegra tutta Italia per una intera stagione, veniamo al fatto che ha impegnato il Senato in questi giorni e che si è concluso ieri.

Sempre in quei focosi mesi, la città di Pompei aveva conferito a Sangiuliano la cittadinanza onoraria corredata dalla chiave d’oro, simbolo delle chiavi della città. Lui, con gesto cavalleresco e romantico, ne aveva fatto immediato dono alla fanciulla che gli aveva rubato il cuore. Totalmente immemore che i doni ricevuti nell’esercizio delle proprie funzioni appartengono all’amministrazione dello Stato, nella fattispecie al ministero della Cultura. Ma si sa, l’amore fa questi scherzi, anche se la giustizia, cieca per definizione, vi vide solo un bel reato di peculato.

Scoppiato lo scandalo con la fanciulla/consulente/creatrice di eventi/imprenditrice, qualcuno si chiese che fine avesse fatto la chiave d’oro, sottolineandone il non scarso valore:12mila euro. Sangiuliano, che è uomo d’onore, resosi conto solo allora del valore materiale dell’oggetto, ma soprattutto delle indagini in corso, lo comprò, divenendone proprietario, sebbene della chiave si siano perse le tracce.

Ieri il Senato ha respinto la richiesta della magistratura dell’autorizzazione a procedere e vi lascio con le alate parole che il senatore Rastrelli di FDI ha usato per difendere il collega: “Abbiamo votato convintamente per il diniego alla richiesta di autorizzazione a procedere, perché di una sola cosa il ministro Sangiuliano è effettivamente colpevole: di aver promosso una riforma di sistema degli orizzonti culturali che l'Italia attendeva da decenni, di aver realizzato la sublimazione del merito contro la mediocrità delle conventicole e di aver interrotto un sistema di elargizioni per irrorare di denari pubblici cordate di profittatori”.

Sentito che difesa? Ci mancava solo che proponesse all’Assemblea di donare a Gennarino le chiavi del Senato, sebbene si fosse dimenticato che il giustiziere di cordate di profittatori, il sublimatore del merito contro la mediocrità avesse disposto di un bene non suo, profittando della sua posizione e l’avesse donato a chi ricopriva la posizione di consulente del ministro mentre aveva con lui un legame personale.

Ma tant’è, salvato l’amico Sangiuliano, si chiude una faccenda rimasta sempre in bilico fra farsa e tragedia, ma rimane intatta la domanda: che fine ha fatto la chiave? Potrebbe interessare al sindaco che l’ha regalata e ai cittadini di Pompei che l’hanno pagata. Con buona pace di Rastrelli e delle sue roboanti, ma strabiche difese.


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale