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FdI contro l'intervento di Francesca Albanese in Parlamento
di Soumaila Diawara
Una vergogna per la democrazia: la destra al governo tenta di mettere il bavaglio alla verità su Gaza.
Il comportamento di Fratelli d’Italia e dell’intera destra al governo è l’ennesima dimostrazione di viltà politica, disonestà intellettuale e deriva autoritaria. Attaccare Francesca Albanese e chi l’ha ospitata in Parlamento e al Senato, colpevoli solo di aver detto la verità su ciò che sta accadendo a Gaza, è un gesto ignobile che tradisce ogni principio di democrazia, giustizia e rispetto dei diritti umani.
Chi oggi siede nei banchi del governo e pretende di decidere chi può o non può parlare nelle sedi istituzionali sta abusando del proprio potere per censurare il dissenso, oscurare la verità e proteggere l’impunità di chi commette crimini contro l’umanità. È intollerabile che si usi il pretesto dell’“antisemitismo” come manganello ideologico per colpire chi difende i diritti dei palestinesi e denuncia un’occupazione brutale, un assedio disumano e un massacro in corso.
Francesca Albanese non è sola. È stata ascoltata in Parlamento grazie al coraggio del Movimento 5 Stelle, che l’ha invitata ufficialmente alla Camera dei Deputati e al Senato, permettendole di presentare il suo rapporto sull’“economia del genocidio”. Un atto istituzionale e doveroso, volto a portare la verità anche nella sede della democrazia italiana. Ed è sempre il Movimento 5 Stelle ad aver depositato una mozione a sostegno del suo diritto di parola in Parlamento, rivendicando la centralità del dibattito libero e trasparente, anche su temi scomodi.
È vergognoso che la destra cerchi di delegittimarla citando personaggi come Marco Rubio, senatore ultraconservatore statunitense, noto per il suo cieco allineamento alla politica israeliana più estrema. Le “sanzioni” simboliche di personaggi simili sono una medaglia al valore, non una macchia.
È altrettanto indegno e pericoloso il tentativo di Fratelli d’Italia di associare il sostegno alla causa palestinese al fondamentalismo islamico o all’odio religioso. Questo uso strumentale e infame del termine “antisemitismo” è un insulto alla memoria della Shoah, un oltraggio agli ebrei che lottano per i diritti umani e un veleno per la convivenza civile. Denunciare un genocidio non è antisemitismo, è umanità. Dire “Palestina libera” non è odio, è un grido di giustizia.
In un’Italia in cui chi dice la verità viene criminalizzato, l’ospitalità concessa a Francesca Albanese rappresenta un atto di coraggio e un baluardo di resistenza civile. Chi l’ha voluta in Parlamento merita rispetto, non diffamazione.
La vera vergogna è l’atteggiamento persecutorio di una destra che ha smarrito ogni decenza, si piega ai diktat dell’occupazione israeliana e si fa portavoce di una propaganda tossica, violenta e disumana.
Difendere Francesca Albanese oggi significa difendere la possibilità stessa di avere una coscienza pubblica in questo Paese.
Chi ha memoria, chi ha cuore, chi ha dignità, non può restare in silenzio.
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