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Nada, la bambina di Arbe
di
Rinaldo Battaglia *
Il 28 luglio 1942 il campo di concentramento fascista di Arbe (Rab), nella ex-Jugoslavia occupata, venne reso operativo.
Scriverà pochi mesi dopo il Capitano medico Carlo Alberto Lang, su un documento militare dopo il suo sopralluogo nel campo tra il 14 e il 19 novembre 1942:
"Le condizioni surriferite (cibo, clima) depauperano gli organismi.
Si hanno così casi di cachessia (deperimento irreversibile) e di edemi (gonfiori) da fame sui quali trovano facile innesto altre malattie".
In altri documenti segnalerà che solo tra il settembre e l'ottobre 1942, in appena trenta giorni, morirono 209 persone, di cui 62 bambini sotto gli 11 anni. ma nessuno né da Lubiana (Roatta, Robotti), né da Roma (Mussolini) intervenne.
A che pro, poi? Erano ‘solo’ slavi o ebrei…... nemici! Razze inferiori.
Qualcuno di Voi dirà che erano 'cose' di 80 anni fa, di un'altra epoca e di un mondo sconfitto e 'superato'.
La prossima lettera invece venne spedita al quotidiano di Trieste ‘Il Piccolo’ e pubblicata in data 23 febbraio 2005, a firma di Dino Papo. Neanche 20 anni fa.
“Ad Arbe vi erano politici, comunisti e famiglie intere che furono lì ospitate, perché avevano chiesto protezione
in quanto invise al regime comunista di Tito”.
Era a firma di Dino Papo, un ex-ufficiale di Mussolini nella guerra di occupazione di Jugoslavia.
Confondeva le 'deportazioni' con le 'protezioni'.
Da vergognarsi di essere italiano, perché qui eravamo 20 anni fa ai tempi di Berlusconi non 80 anni indietro ai tempi maledetti di Mussolini!
Ma per fortuna della correttezza storica o meglio della decenza patriottica, una lettera così vigliacca e falsa, fuori tempo e alquanto offensiva non poteva restare inascoltata o non analizzata.
In data 4 marzo 2005 sempre il quotidiano ‘Il Piccolo’ pubblicò infatti una risposta da parte di Nada Milic.
“Gli 11.606 internati civili sloveni e croati morti nei 67 campi di internamento voluti dal Duce, vittime innocenti di una strategia di disumanizzazione e di annientamento realizzata a Rab, non hanno nessuno che li difende o che si ricordi di loro.
L’Italia ha sulla coscienza anche una sua ‘Norimberga italiana’ che non c’è mai stata”.
Nada Milic era stata deportata quand’era bambina a Rab/Arbe. Perse la famiglia e non ebbe un'infanzia felice. Per non dire altro.
Ovviamente Dino Papo era 'italiano', Nada Milic slava croata.
Stando al pensiero prevalente oggi in molti italiani, il primo 'giudizio' era 'vero', il secondo più 'falso'.
Conosco bene quelle terre, conosco Rab (Arbe) e quando le ho visitate e le visito mi sento sempre più 'connazionale' di Nada Milic e molto 'straniero' di Dino Papo. Chissà come mai?
Sta a noi oggi – uomini e donne del 2025 – decidere, in piena coscienza, quale delle due tesi è storicamente più corretta.
Sta a noi italiani scegliere che Italia vogliamo essere.
Per noi e per i nostri figli. Tutto il resto non conta.
E per quei giornali, per i ‘media’, per i politici che ancora pochi anni fa scrivevano certe parole: ma, per almeno un secondo, vergognarsi mai?
Come aveva ragione George Orwell: "ti rendi conto che il passato,
compreso quello più recente, è stato abolito?".
Ma forse qui sarebbe più opportuno citare Vaclav Havel:
"Coloro che falsificano la Storia non salvaguardano la libertà di una nazione, ma al contrario la minacciano".
Grazie Nada, una bambina di Rab.
28 luglio 2025 – 83 dopo – liberamente tratto da ’Il dolore degli altri’ - ed. Ventus/AliRibelli - 2022
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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