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Mafia: gli attentati del 27 luglio del 93
di
Pino Maniaci
Erano da poco passate le ventitré e in via Palestro, a Milano, sembrava che tutto scorresse come sempre.
Ma quella del 27 luglio 1993 non era una sera come un'altra, perché proprio in quella strada, di fronte al padiglione d'arte contemporanea, i mafiosi di Cosa nostra in trasferta dalla Sicilia, avevano piazzato un'autobomba.
Il primo a rendersene conto fu l'agente di polizia locale Alessandro Ferrari, che vide del fumo biancastro fuoriuscire dalla Fiat Uno risultata poi rubata, ma quando sul posto arrivarono i vigili del fuoco era già troppo tardi: nel bel mezzo delle operazioni, l'ordigno esplose uccidendo lui, i pompieri Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno e un immigrato che dormiva su una panchina, Moussafir Driss, colpito da un pezzo di lamiera.
I danni al padiglione e alla galleria d'arte moderna furono ingenti.
Mezz'ora dopo, a Roma - ad oltre cinquecento chilometri di distanza - altre due autobombe furono fatte esplodere a distanza di quattro minuti l'una dall'altra: una a San Giorgio in Velabro, l'altra a San Giovanni in Laterano, provocando ventidue feriti e gravi danneggiamenti alle due chiese.
Per non dimenticare.
 
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