 |
Operazione Mare Sicuro ma sicuro per chi?
di
Pierpaolo Minardi
La Freedom Flotilla ha denunciato la presenza di una fregata italiana davanti alle coste di Israele ed Egitto.
La nave è formalmente parte dell’operazione “Mare Sicuro”, ma - vista l'emergenza umanitaria a Gaza - gli attivisti si chiedono "sicuro per chi?"
Nelle ultime ore è stato tracciato il volo di un elicottero SH-90A imbarcato sulla “Carabiniere”, in attività davanti alle coste di Israele ed Egitto, nella stessa zona dove è avvenuto il rapimento illegale dell’equipaggio civile della nave Handala, attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali.
Se “Mare Sicuro” ha l’obiettivo di tutelare la navigazione civile e prevenire violazioni del diritto internazionale - si chiedono gli attivisti - allora perché la fregata italiana non è intervenuta per proteggere una nave umanitaria pacifica, né per impedire il sequestro delle persone a bordo?
Tuttavia proprio in quell’area ENI ha stretto accordi con Israele per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio in varie aree, anche davanti a Gaza, senza alcun riconoscimento della sovranità del popolo palestinese su quelle risorse e si può sospettare che la sicurezza da garantire sia quella di tale operazione.
Freedom Flotilla chiede con urgenza che "il governo italiano e il Ministero della Difesa dichiarino con trasparenza le finalità operative della fregata “Carabiniere”; siano resi pubblici eventuali accordi di cooperazione o di intelligence con le forze armate israeliane; si chiarisca il ruolo di ENI nei progetti energetici off-shore in aree che appartengono al popolo palestinese e che vengono sfruttate con la complicità dell’occupante; si garantisca che nessuna risorsa militare, economica o politica italiana sia al servizio della colonizzazione israeliana e della rapina sistematica delle risorse di Gaza".
 
Dossier
diritti
|
|