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23 luglio 2025
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Neve bruciante: se vuoi la pace impara la Storia
di Rinaldo Battaglia

Tu ha mai visto la neve d’estate in luoghi aridi e secchi, poco lontano magari da altopiani, canyon e deserti, dove a luglio le temperature diurne superano tranquillamente i 38 °C/40 °C? E, soprattutto, quando cadono quei fiocchi bianchi sanno di caldo, quasi scottano? Tu l’hai mai visto o saputo?

Eppure, è successo. E chissà cosa avranno pensato subito quelle ragazze, quelle bambine che quel giorno videro e sentirono sulla loro pelle la neve scottare. Eppure, è successo il 16 luglio 1945, 80 anni fa. Nessuno dei protagonisti, negli anni successivi, ha però potuto dirlo o raccontarlo ai figli e ai nipotini.

Avvenne in un campo estivo dove le ragazzine e le bambine andavano a rinfrescarsi in quella torrida estate, tra le acque del Rio Ruidoso, a Carmadean nel New Mexico, a pochi chilometri dal confine tra gli Usa ed il Messico.

La guerra in Europa era finita, ma non nel Pacifico e molte madri pensavano di fuorviare i loro figli e le loro anime affinchè non pensassero, almeno per qualche ora, ai loro padri o ai loro mariti. Qualche donna era già vedova, qualche bambina già orfana di padre ma molte neanche lo sapevano. E continuavano a sperare.

I giornali avevano appena scritto che l’ultima grande battaglia, quella sull’isola di Okinawa, si era conclusa da pochi giorni con una nuova vittoria americana, la più importante perché Okinawa era terra sacra giapponese. Ma quella vittoria aveva avuto un costo tremendo per gli USA. Lo storico Benis Frank quantificherà in 7.374 morti (31.807 feriti e 230 dispersi) tra le truppe di terra e altri 4.907 tra quella di marina (e 4. 824 feriti). Oltre 12 mila morti americani per conquistare quell’isola. Chissà quante altre vite sarebbero state necessarie per arrivare a Tokyo e far finire la guerra? Se lo chiedevano ogni giorno lo Stato Maggiore e soprattutto il neo Presidente Harry Truman. Quanti altri morti e quanto altro tempo serviranno ancora?

Ma questi erano incubi di altri. I bambini di Carmadean non capivano nulla di come e quando far finire la guerra, dopo Okinawa. Soprattutto le 12 bambine e ragazzine del corso di danza. Ed in particolare Barbara Kent. Aveva 12 anni quel giorno quando con la madre ed una educatrice – l’insegnante delle ragazze - si divertiva nelle fresche acque di Ruidoso. Le altre bambine qualche anno in meno, qualcuna aveva 13 anni. La più anziana.

All’alba del 16 luglio erano lì che dormivano nei letti a castello in quel campeggio estivo, ai bordi del corso d'acqua. Poi all’improvviso, alle 5:30 del mattino, un tuono, come una bomba se fossero state anche loro ad Okinawa. Un boato come un terremoto. Qualche ragazzina venne addirittura scaraventata giù dal letto. Uscirono di scatto e non capirono nulla. Vi era solo una luce forte in lontananza, molto forte quasi da non permettere di guardarla. Qualche tempo dopo Barbara dirà che sembrava “come se il sole fosse sorto da sud e avesse investito tutto con la sua luce”. E poi videro una grossa nuvola che sovrastava le loro teste e lasciava cadere qualcosa di strano. Sembrava neve, anzi era proprio neve.

Ma le sorprese arrivarono dopo, quando per svegliarsi meglio si tuffarono nel Rio Ruidoso. Perché la neve cadeva e quando si è bambini è piacevole giocare coi fiocchi di neve. Diventano come le bolle di sapone. Chi non ci ha giocato mai?

Ma vi era qualcosa di strano, perché quei fiocchi bianchi non erano freddi, anzi erano caldi. Qualcuno scottava. Le ragazzine, spaventate ma allo stesso tempo ‘gasate’ da quell’evento, iniziarono così a danzare sotto quella neve. Qualcuna addirittura se la spalmò sulla pelle, come fosse una crema solare.

“Prendevamo i fiocchi bianchi e ce li mettevamo addosso, premendoli sul viso”, racconterà Barbara. “Ma la cosa davvero strana è che invece di essere fredda come la neve, era calda. E tutti pensammo: 'Beh, il motivo per cui sono caldi è che è estate'. Avevamo solo dodici, tredici anni, non ne sapevamo di più”. Forse perché quella neve nasceva nel deserto? Mah...

"Tutte pensammo 'Oh mio Dio', è luglio e sta nevicando... eppure faceva davvero caldo" ripeteva convinta. "Ce la mettevamo sulle mani e ce la sfregavamo sulla faccia, ci stavamo divertendo un mondo... cercando di prendere quella che pensavamo fosse neve".

Barbara tempo dopo scoprirà che quella non era per niente neve, ma bensì cenere. Cenere radioattiva, per la precisione. Lo verrà a sapere anni dopo, dopo che quella guerra risultava finita, il Giappone sconfitto, Pearl Harbor vendicata, la pace ritornata anche nel Pacifico. Ma quelle ragazzine, la madre e la educatrice vivranno ancora per pochi anni. Qualcuna di loro non vedrà nemmeno la fine della guerra successiva, quella di Corea nel 1953. Altre arriveranno a stento a quella del Vietnam ma nessuna di loro, nessuna vedrà la fine anche di quella, perché nell’aprile 1975 era tutte già morte. Solo Barbara arriverà al massimo ai 40 anni, solo lei. Nessuna altra. Del resto, le avevano diagnosticato ben quattro diversi tipi di cancro.

Perché, quel giorno in cui la neve scottava, erano successe nel New Mexico anche altre cose alquanto strane, le cui conseguenze arrivarono piano piano. Il New Mexico restava terra di allevamenti e nei ranch cominciarono a vedersi gli animali, mucche e vitelli in particolare, con vistose chiazze bianche. Vestiti a pois, verrebbe da dire, se non ci fosse da piangere. Altri animali, all’alba, i padroni li trovavano morti stecchiti. Altri, durante la giornata inspiegabilmente cadevano al suolo, tra forti dolori e lamenti ancora peggiori.

Dapprima le autorità cercarono di tranquillizzare tutti. Il governo locale arrivò addirittura a rilasciare un comunicato-stampa dove si informavano i cittadini che, in quel maledetto 16 luglio, nella notte era ‘solo’ esplosa una grande discarica di munizioni e, persino, del materiale pirotecnico usato per scopi militari. Erano in guerra. Dov’era l’anomalia?

Era la solita balla, invece, la solita truffa ai danni dei civili per giustificare la guerra. Lo si capirà solo il 6 agosto 1945, 20 giorni esatti dopo quel giorno in cui la neve scottava e dopo i bagni della piccola Barbara, con le sue amichette del corso di danza. Il 6 agosto 1945 è il giorno di Hiroshima, tre giorni dopo toccò a Nagasaki: le prime due bombe atomiche sganciate sulle città. Complessivamente si parlò subito di 214/215.000 morti. Ma i numeri vanno sempre misurati col fattore tempo e col fattore spazio. Per decenni le radiazioni colpirono i superstiti giapponesi, portando ancora morti e sofferenze indescrivibili. Anche ai loro eredi. E non solo a loro. Anche negli USA, anche nel New Mexico. Come successe alla vita di Barbara.

E così si venne a sapere che il 16 luglio 1945 tra gli interessi di molti, l’ipocrisia dei politici e il silenzio di tutti, a 80 chilometri dalle acque fresche del Rio Ruidoso, in un sito allora segreto vicino ad Alamogordo, sempre nel New Mexico (posto a circa 56 chilometri a sud-est di Socorro, nel deserto della Jornada del Muerto) i fisici per conto del governo degli Stati Uniti d’America avevano concluso il “Trinity Test” (nome in codice "Gadget"): il primo test nucleare della storia, gestito parzialmente a 330 chilometri a sud di Los Alamos, sempre nell’arido New Mexico, tra gli altopiani, i canyon e i deserti.

Quel giorno si doveva sperimentare quello che sarebbe successo 20 giorni dopo ad Hiroshima. Nel silenzio più totale, perché la segretezza in guerra è una delle prime armi da usare contro il nemico. Chi fosse poi il nemico per Barbara non è dato a sapersi. E, di certo, non solo quello allora con gli occhi a mandorla.

Perché quello era il “Trinity Test”, la verifica finale, punto focale del piano segretissimo chiamato ‘Progetto Manhattan’ . Gli esperti scriveranno così per noi ignoranti in materia: 21 kilotoni di potenza (oltre 1,5 volte superiore a quella della bomba di Hiroshima) capaci di distruggere tutto, azzerando ogni cosa ed in grado di trasformare la sabbia in vetro verde (che non a caso battezzeranno col nome di “trinitite”). Documenti, successivamente resi noti, provarono che l’esplosione fu talmente forte da essere stata avvertita a oltre 450 chilometri dal sito del test, fino ad Amarillo, in Texas. Si racconta che un pilota dell’aviazione USA in volo a oltre dieci mila piedi, notò quella forte luce provenire da sud e, spaventato, informò la torre di controllo, mettendola in allarme. Ma la risposta ricevuta fu chiara e semplice: “evita di viaggiare verso sud. Sta lontano da lì”.

Ma coloro che vivevano in quel ‘verso sud’ cosa subirono? Cosa potevano fare?

In quella zona, nel raggio di 250 km dal sito segreto del Trinity Test si documenta che vivessero oltre mezzo milione di persone. Per fortuna era terra di altopiani, canyon e deserti. E probabilmente, se non certamente, fu scelta per questo. Ma il test era segretissimo, strategicamente vitale per vincere la guerra e da quando l’uomo ha inventato la guerra ogni fine giustifica ogni mezzo.

E così nessuno ordinò di evacuare quelle zone, nessuno informò, nessuno mise in allarme la popolazione. Si era in guerra, c’erano obiettivi maggiori, tutto passava in un secondo piano. Anni dopo Alvin Weinberg, direttore dell'Oak Ridge National Laboratory durante il test Trinity, ricorderà nelle sue memorie che, al di fuori della sicurezza nazionale, "tutto il resto, compresa la sicurezza, era secondario".

Nessuno fu evacuato né prima né dopo. Si documenta in più siti ed archivi storici che nell'ottobre del 1947, un operatore sanitario di Roswell, sempre nel New Mexico, “scrisse a Stafford Warren, radiologo e responsabile della sicurezza dell'operazione Trinity, in merito all'aumento dei decessi infantili nei mesi successivi al test nucleare: "Se non erro, nell'agosto del 1945, il mese dopo il test della prima bomba nel New Mexico, ci furono circa 35 decessi infantili qui", scrisse la dott.ssa Kathryn S. Behnke. "Ho capito che il tasso ad Alamogordo, più vicino al sito del test, era persino più alto che a Roswell".

L'assistente di Warren rispose alla lettera assicurando alla d.ssa Behnke che non vi era alcun legame tra mortalità infantile e ricadute. Sottolineò che "la sicurezza e la salute della popolazione in generale non sono in alcun modo messe a repentaglio". Ma il mese successivo, dati inediti sulla mortalità infantile furono inviati a Los Alamos. Più di 70 anni dopo, questi documenti rivelarono che il tasso di mortalità infantile nel New Mexico era superiore del 56% nel 1945 rispetto agli anni precedenti”.

Nessuno fu evacuato né prima né dopo. E gli esperti, i fisici, bene sapevano le conseguenze di quello che chiamarono "fallout", ossia l’inevitabile ricaduta radioattiva dopo l'esplosione nucleare. A Barbara vennero diagnosticati quattro tipi di cancro, ma in quegli anni a seguito del “Trinity Test” furono migliaia i colpiti da analogo destino, con tumori e malattie più o meno pesanti.

Pensate: oggi negli USA col termine "fallout" più che il materiale radioattivo e le scorie radioattive rilasciati nell'atmosfera destinati a ricadere a terra, si intende una serie di videogiochi, di successo, ambientata in un mondo post-apocalittico, ispirato proprio all'idea di un mondo devastato da una guerra nucleare. Il day after, insomma.

Per Barbara e le sue amichette del corso di danza non fu un gioco. Fu una condanna mortale per avere giocato per ore con la “cenere della morte” che loro confusero con i fiocchi di neve.

Fu una condanna, ma nel silenzio di tutti. Le loro voci e quelle delle loro famiglie e degli altri ‘ammalati’ (noti come "downwinders") rimasero inascoltate per molti decenni. Solo nel 2020 qualcosa si è mosso, con la fondazione di un Comitato (Consorzio dei Downwinders del Bacino di Tularosa) presieduto da Tina Cordova e con l’obiettivo di lottare “per il riconoscimento e la compensazione di quelle comunità, colpite da un incremento allarmante di cancri e altre malattie legate alla radiazione” subite nel New Mexico.

E così si iniziò a conoscere anche dell’altro. Si seppe che, mentre Barbara e le sue amichette danzavano sotto la neve calda e i contadini del New Mexico pascolavano le loro mandrie, in quel giorno maledetto i funzionari governativi più legati al “Trinity Test” avevano lasciato, casualmente, tutti quei territori. Lo stesso fisico Richard Feynman (unico testimone diretto ad aver vissuto il test) lo vide "a occhio nudo ma col vetro del parabrezza di un autocarro a proteggere la sua vista dal bagliore accecante, mentre tutti gli altri osservatori presenti indossavano a questo scopo degli specifici occhialini con le lenti oscurate".

Non solo: si documentò che "dei 6 kg di plutonio contenuti nella bomba Trinity, solo circa 1,3 kg esplosero . I restanti 4,5 kg si sollevarono nell'atmosfera sotto forma di una nube di terreno e detriti, fortemente contaminati, riversando ricadute su un'area di quasi 400 km di lunghezza e 320 km di larghezza”. Non a caso, nell’ambiente, il Trinity Test viene tutt’oggi considerato come il momento in cui "il genio delle armi nucleari è uscito dalla bottiglia", dando ufficialmente inizio all'era atomica.

Si venne a sapere nel 2010 – 55 anni dal giorno in cui la neve scottava - un rapporto del Los Alamos Historical Document and Retrieval Assessment Project “ha concluso che le radiazioni in alcune aree del New Mexico, dopo il test Trinity, erano 10.000 volte superiori ai livelli di esposizione considerati sicuri. Il Center for Disease Control e il Los Alamos National Laboratory hanno scoperto che i cittadini del New Mexico non sono mai stati avvertiti del test Trinity né hanno ricevuto precauzioni di sicurezza o alimentari dopo l'esplosione.”

In altri documenti è scritto che “le radiazioni sono particolarmente dannose per i neonati in via di sviluppo, soprattutto se ingerite. Nel New Mexico, dove gli allevatori raccoglievano l'acqua dalle cisterne e bevevano latte fresco dalle mucche esposte al fallout, i neonati erano particolarmente vulnerabili al fallout del test Trinity. Molti bambini svilupparono la leucemia in età adulta, un'evidenza che gli abitanti del posto attribuiscono al fatto di aver vissuto sottovento rispetto all'esplosione nucleare.

Anche i tassi di cancro tra gli adulti iniziarono a salire negli anni successivi al test Trinity. Gloria Herrera, residente del bacino di Tularosa, ha una lista di 285 amici e familiari nella comunità che sono morti di cancro dopo il test Trinity. Una serie di dichiarazioni giurate di residenti del New Mexico raccontano la stessa storia di perdita. Gli abitanti del posto ricordano che le ricadute radioattive hanno ricoperto gli edifici, si sono depositate sui raccolti e hanno piovuto nelle riserve d'acqua, che venivano utilizzate per lavarsi e abbeverare il bestiame. I sopravvissuti ricordano di aver perso genitori, fratelli, figli e nipoti a causa di tumori di ogni tipo.”

A morire non furono quindi solo i 214/215.000 morti di Hiroshima e Nagasaki ma il numero è ben diverso sia in termini di tempo che di spazio. Barbara Kent ne fu solo una piccola vittima, una delle centinaia di migliaia, sebbene non si fosse mai mossa dalla sua terra del New Mexico, terra di altopiani, canyon, deserti e siti nucleari.

Resta da chiedersi se vi fossero altre soluzioni al tempo di Hiroshima e Nagasaki e se la scelta di Truman fosse inevitabile per finire subito la guerra, senza altre migliaia di soldati uccisi, come a Okinawa. Resta da chiedersi se si sapesse e con quale coraggio o inganno si sia prima sperimentato e poi attuato l'uso della bomba atomica. O se sia tutto sfuggito di mano, come in ogni guerra. Perchè le guerre si sa quando nascono, ma mai quando finiscono e come finiscono. E i morti sui campi di battaglia sono solo una piccola parte. Spesso sono bambini, lontani dal fronte, spesso sono bambini vittime dentro il fronte e un domani potrebbero essere i tuoi figli e i tuoi nipoti. Perché la guerra nucleare non ha confini, frontiere o limiti inderogabili. Perchè si chiama guerra.

Sono passati 80 anni dal giorno in cui la neve scottava e ancora 80 anni dopo stiamo discutendo di armi nucleari, di 5% del Pil nazionale, di strategie politiche al motto di “ si vis pacem para bellum”. Abbiamo in Europa una guerra da 3 anni e mezzo, combattuta da una superpotenza atomica su un territorio dotato di centrali nucleari. Abbiamo dall'altra parte un Presidente USA che mostra i muscoli e ricatta a destra e a manca dopo esser stato eletto anche promettendo che le guerre principali finivano in 24 ore. Abbiamo, in Italia, ipotecato il futuro dei nostri figli al motto di nuove armi e nuovi investimenti nella difesa, anche atomica.

Sono passati 80 anni e forse siamo tutti come la piccola Barbara, convinta a quel tempo che fosse un gioco e non un percorso verso il cimitero dell’umanità. Solo che Barbara 80 anni fa non poteva sapere. Noi, 80 anni dopo, non possiamo non conoscere e tacere. Altro che la neve che scottava…

Si vis pacem disce historia.

(Se vuoi la pace impara la Storia)

23 luglio 2025 - 80 anni dopo

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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