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22 luglio 2025
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PD e questione morale: dopo Milano pure Torino
di Elisa Fontana *

Non si è ancora spenta l’eco dello scandalo urbanistico di Milano - e credo che siamo solo agli inizi, dove abbiamo visto un intreccio indigeribile fra politica, costruttori e finanza varia - che si fa avanti un altro scandalo a Torino.

A Torino si è appena chiusa una inchiesta durata due anni relativa alla Cooperativa Rear che assicura tutta una serie di servizi dalla vigilanza alla biglietteria, ai servizi di accoglienza per Enti culturali, musei, ottenendo tutta una serie di appalti con la pubblica amministrazione che hanno attirato le attenzioni di magistrati e Guardia di Finanza.

A chi fa capo la Cooperativa Rear? A Mauro Laus, esponente importante del PD piemontese, al momento deputato, ma in passato anche senatore e presidente del Consiglio regionale. Un pezzo da novanta del partito che per molti anni è stato presidente della Rear, ma rimasto sempre socio della Cooperativa.

Adesso la Procura lo sta indagando per malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata, insieme ad altri sette, per aver effettuato un uso distorto delle risorse pubbliche gestite dalla cooperativa.

Lo schema ipotizzato dalla Procura è sempre quello, persino monotono nella sua prevedibilità: si vincevano decine di appalti praticando ribassi molto sospetti, si incassavano i fondi pubblici e si usavano per interessi privati. Si distribuivano soldi e gratifiche senza un criterio oggettivo, si aumentava lo stipendio al personale in modo selettivo, si investivano risorse in società che nulla avevano a che fare con l’attività della cooperativa, il tutto nella più assoluta mancanza di trasparenza verso i soci.

La realtà della Rear non è quella di una piccola cooperativa di provincia, ha oltre 1600 dipendenti, fattura circa 30 milioni di euro e vince appalti in tutta Italia, dal Museo Egizio al Colosseo. Ma chi sono gli altri indagati? E qui sembra quasi una barzelletta, se facesse ridere: la moglie, la cognata, due figli, perché si sa, la famiglia prima di tutto. Ma poi anche la presidente del Consiglio comunale di Torino, l’assessore ai grandi eventi del Comune di Torino, più altri dirigenti della cooperativa. Tutti fedelissimi di Laus che da anni esercita una grande influenza nel Pd torinese.

Ora, io non mi voglio nemmeno soffermare sull’aspetto giudiziario della vicenda, che farà il suo corso autonomo. Ma quando cito l’intervista rilasciata nel 1981 da Berlinguer a Scalfari sulla questione morale, sulla “degenerazione dei partiti diventati macchine di potere e di clientela con cui gestiscono interessi disparati, anche loschi”, non lo faccio per nostalgia del buon tempo che fu.

Lo faccio semplicemente per sottolineare da una parte la lucidissima visione di Berlinguer davanti ad un fenomeno che allora era ancora del tutto marginale, ancora lontano dall’esplosione di Tangentopoli e, dall’altro lato, per certificare come quelle parole siano cadute nel vuoto più assoluto da parte di partiti e schieramenti che, teoricamente, si dovrebbero rifare a quell’area politica.

Ecco, mi continuo a chiedere solo se il Pd, che si dice partito progressista e che mette sulle sue tessere l’immagine di Enrico Berlinguer pensa che sia il caso di cominciare a farsi qualche timida domanda sul ruolo del partito, magari andarsi a rileggere qualche opera fondamentale di etica pubblica e anche di senso delle istituzioni.

L’estate è lunga e calda e permette buone letture e riflessioni consequenziali. Sempre che si abbia la volontà di farlo, altrimenti possono spiegare a tutti cosa mai li differenzia dalla destra nostrana. Sarei curiosa di saperlo.

* Coordinatrice della Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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