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Antimafia: Boris Giuliano
di
Pino Maniaci
Sette colpi di pistola alle spalle, sparati a distanza ravvicinata da Leoluca Bagarella.
Fu assassinato così Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, mentre beveva il caffè al bar in un torrido sabato estivo.
Era il 21 luglio 1979.
Cosa nostra decretò la sua morte perché con le sue indagini, fatte con metodi innovativi, aveva contribuito all'arresto di numerosi criminali e indagato sul traffico di denaro e sui suoi proventi.
Per questo motivo era diventato uno dei nemici principali di Cosa nostra, che decise di punirlo nel peggiore dei modi.
Quando fu ucciso stava lavorando a un'inchiesta sul riciclaggio del denaro sporco, iniziando a dipanare la ragnatela di complicità finanziarie ed imprenditoriali creata dalla mafia intorno a questi flussi di denaro.
Un fedele servitore dello Stato, un uomo e poliziotto perbene che ha pagato con la vita il fresco profumo della libertà.
Bagarella, cognato di Totò u curtu, nel 1995 venne condannato all'ergastolo come esecutore materiale dell'omicidio, insieme ai mandanti Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Nenè Geraci e Francesco Spadaro.
 
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