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USA revocano visti a giudici della corte suprema del Brasile
di
Vitoria Sobral
In una escalation di provocazioni, il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha revocato i visti statunitensi a otto giudici della Corte Suprema brasiliana. Questa mossa, vista come una manovra per proteggere l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, alimenta la controversia che circonda il processo in corso per il colpo di Stato a Bolsonaro.
L'azione di Rubio prende di mira il giudice che guida l'accusa contro Bolsonaro, Alexandre de Moraes, e altri sette giudici identificati dal quotidiano brasiliano O Globo come Luís Roberto Barroso, José Antonio Dias Toffoli, Cristiano Zanin, Flávio Dino, Cármen Lúcia Antunes Rocha, Luiz Edson Fachin e Gilmar Ferreira Mendes.
In particolare, i giudici nominati durante la presidenza di Bolsonaro ne sono stati esentati, a sottolineare l'allineamento politico alla base della mossa. Rubio ha citato una "caccia alle streghe politica" come giustificazione, allineandosi fermamente alla narrativa di Bolsonaro.
Bolsonaro rischia una condanna per aver orchestrato un fallito tentativo di ribaltare i risultati delle elezioni del 2022 attraverso un violento colpo di stato, con una possibile condanna a 43 anni di carcere. Bolsonaro, che ha legami con il movimento MAGA di Donald Trump, ha descritto il processo come una persecuzione. Trump ha recentemente annunciato dazi del 50% sulle importazioni brasiliane, citando il trattamento riservato a Bolsonaro, una decisione ampiamente considerata un sostegno punitivo al suo alleato.
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha condannato l'azione di Rubio sui visti definendola un'ingerenza "arbitraria e infondata" nel sistema giudiziario brasiliano. Lula ha ribadito l'impegno del Brasile per la sovranità e lo stato di diritto, avvertendo che nessuna intimidazione straniera avrebbe fatto deragliare le istituzioni democratiche del Paese.
La risposta in Brasile è stata rapida e diversificata. Mentre il figlio di Bolsonaro, Eduardo Bolsonaro, ha elogiato Rubio e ha continuato a fare pressioni sui funzionari statunitensi, le critiche all'ingerenza statunitense hanno interessato sia la sinistra che la destra. Gleisi Hoffmann, ministro delle Relazioni Istituzionali di Lula, ha condannato l'azione definendola "una ritorsione aggressiva e meschina", mentre il quotidiano conservatore Estado de São Paulo ha descritto l'intervento di Trump come "una macchia sulla diplomazia interamericana".
L'imposizione da parte di Trump di dazi del 50% sui prodotti brasiliani, in particolare sulle esportazioni agricole, ha inflitto gravi danni alla base elettorale di Bolsonaro.
Secondo il Guardian, Bolsonaro, e Trump alle sue spalle, hanno finito per far apparire Lula come il difensore degli interessi nazionali, opponendosi alla coercizione statunitense e presentando Bolsonaro e i suoi alleati come collaborazionisti volontari di potenze straniere contro gli interessi del Brasile. Questa narrazione ha trovato riscontro nell'opinione pubblica, innescando un notevole aumento del consenso di Lula in vista delle elezioni del prossimo anno.
Anche all'interno del campo di Bolsonaro sono emersi segnali di disagio. Flávio Bolsonaro, figlio senatore dell'ex presidente, inizialmente aveva esortato Trump a sostituire i dazi con sanzioni individuali, ma in seguito ha cancellato il post, suggerendo un disaccordo interno sulla strategia.
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