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Luglio 2001: i fatti di Genova
di
Santina Sconza
Noi non dimentichiamo Carlo Giuliani e le torture inflitte ai manifestanti dal secondo governo Berlusconi.
19- 20- 21- 22 luglio 2001 manifestazioni contro il G8, si era insediato il secondo governo di destra, presidente Berlusconi, coalizione FI, AN, LN, CCD-CDU/UDC, NPSI, PRI.
Presidente della regione Liguria di centro destra Sandro Biasotti.
Dovevano essere giorni di manifestazioni pacifiste contro la fame nel mondo, contro le guerre e per i diritti dei migranti.
La questura di Genova compilò un fascicolo riservato di 36 pagine sui gruppi che dovevano partecipare alle manifestazioni anti-G8
divisi per colori in base alla loro pericolosità:
il blocco rosa, comprendente le associazioni per l'azzeramento dei debiti dei paesi poveri, organizzazioni cattoliche, ambientaliste ed elementi della sinistra antagonista che si riconoscono nel patto di lavoro e nella rete Lilliput, considerato di bassa pericolosità;
il blocco blu e il blocco giallo, considerati come possibili fautori di incidenti e disordini, quali "episodi di generico vandalismo", "blocchi stradali e ferroviari" e attacchi mirati contro le forze dell'ordine;
il blocco nero, comprendente sia il movimento anarchico definito black bloc, considerato possibile autore di azioni condotte da piccoli gruppi composti da "10 o 40 elementi ciascuno", sia gruppi legati all'estrema destra quali Forza Nuova e Fronte Sociale Nazionale, dei quali era stata segnalata la presenza alla questura dal Genoa Social Forum il 18 luglio, che avrebbero potuto infiltrare elementi tra i gruppi delle tute bianche, allo scopo di confondersi tra i manifestanti per aggredire i rappresentanti delle forze dell'ordine, "screditando contestualmente l'area antagonista di sinistra anti-G8".
Il blocco nero con gli infiltrati diede vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi tumulti di piazza, con scontri tra forze dell'ordine e manifestanti. Durante uno di tali scontri, in Piazza Alimonda, il carabiniere Mario Placanica uccise il manifestante Carlo Giuliani.
Il 7 aprile 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo dichiarò all'unanimità che era stato violato l'articolo 3 sul "divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti" durante l'irruzione della scuola Diaz.
Nel secondo governo Berlusconi comandavano i fascisti. Gianfranco Fini allora vicepresidente del Consiglio, era lui che dirigeva le operazioni in quei giorni del G8 sia alla sala operativa della questura e il giorno della morte di Carlo Giuliani nella caserma di San Giuliano.
Claudio Scajola, ex democristiano, allora ministro dell’Interno e doveva essere lui a dirigere le operazioni, era inconsapevole che era il gruppo di Fini che comandava le operazioni.
A Genova erano presenti:
Filippo Ascierto, ex carabiniere e responsabile Difesa di An, in quei giorni a capo di una delegazione di parlamentari costantemente presente negli uffici di pubblica sicurezza.
Tra la sala operativa e il comando provinciale dell’Arma alla vigilia dell’assalto alla Diaz transitarono con lui Giorgio Bornacin, An, eletto a Genova, Federico Bricolo, Lega, Ciro Alfano, Biancofiore, e Giuseppe Cossiga, eletto con Forza Italia.
Fu il padre di Giuseppe Cossiga Francesco, ex Presidente della Repubblica, qualche settimana dopo a pronunciare al Senato il celebre discorso in favore di Scajola, alla vigilia del voto che rinnovava al ministro la fiducia del Parlamento. E a Genova presente Berlusconi
della morte di Carlo Giuliani disse, quel pomeriggio: “Un inconveniente”.
Si "Un inconveniente" perché per Cossiga i manifestanti uccisi durante le manifestazioni sono degli "inconvenienti", come Giorgiana Masi uccisa il 12 maggio 1977, durante una manifestazione politica, ministro dell'interno Francesco Cossiga.
Solo il governo Tambroni in Italia fu simile al secondo governo Berlusconi ma non arrivò mai alle torture compiute nella caserma di Bolzaneto.
Noi non dimentichiamo ma il popolo italiano si! Perché dimentica che il partito Fratelli d'Italia è un partito fascista e che la presidente Giorgia Meloni nel febbraio 2001 Gianfranco Fini, presidente di Alleanza Nazionale, la nominava coordinatrice del comitato nazionale di reggenza di Azione Giovanile.
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