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Gli italiani non vogliono la guerra
di
Giuseppe Salamone *
IL 65% DEGLI ITALIANI DICE NO ALLA GUERRA. IL RAPPORTO DEL CENSIS TOTALMENTE SNOBBATO!
Qualche mese fa invece, un sondaggio commissionato dal Ministero della Difesa creato ad arte per convincere l'opinione pubblica che gli italiani sarebbero disposti ad andare a combattere, lo hanno diffuso a reti unificate.
Ecco, questa si chiama propaganda di guerra e stampa di regime!
Gli italiani rifiutano la guerra, ma l’Occidente continua a prepararsi al conflitto.
In un’Italia sempre più sospinta verso la militarizzazione, il popolo continua a dire “no” alla guerra. È quanto emerge dal nuovo rapporto del Censis, che fotografa un Paese profondamente disallineato rispetto alla narrazione occidentale che spinge verso il riarmo, il confronto armato e la logica dell’escalation.
Nonostante un aumento del 46% nella spesa militare negli ultimi dieci anni — che ha portato l’Italia a spendere 35,6 miliardi di dollari nel 2024 — il consenso popolare resta largamente contrario all’ipotesi di un coinvolgimento diretto in conflitti armati. Solo il 16% degli italiani si dice pronto a combattere, mentre ben il 39% si dichiara pacifista e il 19% afferma che diserterebbe in caso di guerra. Una percentuale significativa — il 26% — preferirebbe addirittura affidarsi a mercenari stranieri piuttosto che impugnare le armi.
Un popolo pacifico, ma sempre più sospettoso
Gli italiani non credono nella retorica guerresca. Il 65% ammette che “non siamo un popolo di guerrieri” e il 63% vede già nei dazi americani una forma di aggressione. Il mito dell’alleato statunitense perde forza: il 46% degli intervistati dubita che gli USA saranno al fianco dell’Italia in caso di guerra.
A fronte di queste convinzioni, è chiaro che l’aumento della spesa per la difesa — e l’insistenza di parte della politica e dei media sul rafforzamento militare — non trova corrispondenza nella volontà popolare. L’81% si rifugerebbe in un bunker, il 78% accumulerebbe cibo, ma pochi combatterebbero. Più che pronti alla guerra, gli italiani sembrano pronti a sopravvivere alla guerra imposta da altri.
Neutralità, non allineamento, distacco dalle logiche di blocco
La posizione preferita dagli italiani, anche davanti ai principali conflitti internazionali, è inequivocabile: neutralità. Il 62% ritiene che l’Italia non debba schierarsi né con Kiev né con Mosca. Il 70% vuole una posizione neutrale anche sul conflitto in Medio Oriente. Persino davanti a ipotetiche mire espansionistiche degli Stati Uniti — come un’occupazione della Groenlandia — il 58% chiede che l’Italia si tenga fuori.
Il consenso per il riarmo, invece, rimane minoritario: solo il 25% è disposto ad accettare tagli a sanità e previdenza pur di aumentare le spese militari.
Una propaganda di guerra che non attecchisce
Il contrasto è netto. Mentre parte dell’Occidente continua a veicolare un messaggio di scontro inevitabile, gli italiani restano ancorati a un’idea di pace concreta e difensiva, non offensiva. La propaganda guerresca — fatta di slogan sulla deterrenza, sul “dovere di difendere la democrazia”, sull’inevitabilità del conflitto con l’Est — non attecchisce in una popolazione che ha memoria storica della guerra e un forte radicamento culturale nel pacifismo.
Persino la bomba atomica, simbolo estremo della logica di potenza, raccoglie solo l’11% dei consensi: un segnale che, sebbene la percezione della minaccia cresca, non c’è voglia di rispondere al terrore con altro terrore.
Conclusione: l’Italia vuole la pace, non la guerra
Il quadro tracciato dal Censis è chiaro: l’Italia reale non segue la linea della guerra, e non si lascia trascinare nella polarizzazione imposta da potenze globali in competizione. Il popolo chiede neutralità, diplomazia e difesa dei valori civili, non coinvolgimento nei giochi geopolitici delle superpotenze.
In un’Europa che torna a parlare il linguaggio delle armi, l’Italia resta — ancora una volta — un Paese che vuole parlare il linguaggio della pace.
* Coordinatore Commissione Esteri dell'Osservatorio
 
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