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USA: emendamento contro fondi a Israele rivela le ipocrisie degli idoli Dem
di
Alessandro Ferretti
Avete presente Alexandria Ocasio-Cortez, la "grande promessa" della politica americana "di sinistra", sedicente paladina dei deboli, idolatrata da Elly Schlein e dai piddini nostrani e che ha illuso anche molte persone in buona fede che un cambiamento dall'alto sia possibile?
Ebbene, giusto l'altro ieri questa penosa mistificatrice in malafede della politica ha votato CONTRO un emendamento volto a bloccare l'ennesimo regalo di mezzo miliardo di dollari in armi a Israele. Ha avuto pure la faccia tosta di rivendicare la sua decisione su X, scrivendo che "ovviamente ho votato contro" perché tali fondi (che si aggiungono a ben 35 miliardi di dollari in armi per Israele già votati dal Congresso dal sette ottobre a oggi) sono destinati all'Iron Dome, ovvero al sistema missilistico di difesa israeliano che conferisce allo stato genocida l’impunità per i suoi crimini contro chiunque si trovi tra esso e i suoi sogni di dominio.
In pratica, AOC reitera spietatamente il mantra "Israele ha il diritto di difendersi" proprio quando l'intera popolazione di Gaza è ormai oltre ogni umana capacità di sopportazione del dolore ferocemente inflittole con l'esplicito scopo di spazzarla via per sempre dalla sua terra.
Il voto contrario di AOC non è solo uno schiaffo ai valori umani, ma anche un esplicito tradimento della volontà del suo elettorato di riferimento, ovvero i giovani democratici. In un recente sondaggio riportato dalla CNN, il 72% dei dem con meno di trentacinque anni ritengono che gli Stati Uniti dovrebbero ridurre (il 29%) o interrompere del tutto (43%) gli aiuti militari a Israele.
AOC può consolarsi con la consapevolezza di non essere l'unica democratica infame del congresso: anche l'altro idolo dei dem nostrani, Bernie Sanders, ha votato contro il blocco e solo cinque tra i deputati dem (tra cui Ilan Omar e Rashida Tlaib) hanno votato a favore.
L'emendamento è stato respinto da quattrocentoventidue deputati contro sei, e la sproporzione fa plasticamente capire quanto sia remota la possibilità che un diverso esito alle elezioni presidenziali dello scorso anno avrebbe cambiato la sostanza di ciò che Israele sta facendo. Se neanche sotto la presidenza Trump i democratici osano opporsi simbolicamente al finanziamento al genocidio, figuriamoci se l'avrebbero fatto con Kamala "working tirelessly for a ceasefire" Harris alla presidenza.
Questo voto (insieme alla vergognosa solidarietà espressa da Schlein all'indagato Sala) è l'ennesima lezione di vita per chi ancora ostenta fiducia nell'idea che il vero cambiamento si possa delegare, che il mondo si possa comodamente cambiare semplicemente apponendo una crocetta su una scheda ogni cinque anni.
Le democrazie bipolari occidentali ormai non sono altro che un gioco truccato: i potenti continueranno a fare indisturbati i loro comodi a prescindere da chi vinca le elezioni, e la possibilità di cambiare timoniere serve solo a far sì che nessuno debba assumersi la responsabilità delle azioni, scaricandole comodamente sull'elettorato che lo ha votato.
Questa situazione può essere sbloccata in un solo modo: agendo politicamente in prima persona, individualmente e collettivamente, per opporci alle politiche assassine e per costruirne insieme di nuove, smascherando le AOC e le Elly che hanno plasticamente e ripetutamente dimostrato la loro subordinazione agli interessi dei soliti noti. Vasto progetto, senza dubbio: ma Gaza ha dimostrato oltre ogni ombra di dubbio che il cambiamento, se ci sarà, verrà imposto dal basso, e se non verrà imposto dal basso la riduzione in schiavitù dell'umanità sarà inarrestabile.
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