 |
Mattoneide di
Elisa Fontana *
Grande è la confusione sotto il cielo e la situazione è quanto meno indecente.
La Mattoneide di Milano ci apre un quadro veramente esemplificativo di quanto la situazione politica, la percezione sociale, la realtà siano ormai al di fuori di ogni logica pregressa.
Davanti all’indagine milanese abbiamo visto la nostra premier sfoggiare un invidiabile atteggiamento garantista che fa molto sorridere se solo pensiamo a come sbraitava esagitata sulla indagine di Bibbiano e come si era piazzata arcigna sotto il cartello stradale della cittadina promettendo di non schiodarsi da lì tanto facilmente.
Abbiamo assistito ad una conversione sulla via di Milano? Ad un richiamo alla legalità, forte dell’esempio di quel Paolo Borsellino che cita sempre? Ma no, semplicemente avendo una ministra fortemente inguaiata con la legge per accuse oltremodo deplorevoli per un ministro, quali truffa allo Stato, e un sottosegretario già condannato in primo grado, per non parlare della miriade di compagni di partito indagati o condannati in giro per la penisola, mentre aspetta gli sviluppi giudiziari del caso Sicilia, ecco in tutta questa situazione scomodissima, come avrebbe potuto aprir bocca chiedendo dimissioni o condanne esemplari?
E vogliamo dimenticare quel decreto Salva Milano presentato in Parlamento da tutta la maggioranza + Pd che era praticamente un condono di tutte le “leggerezze” edilizie perpetrate a Milano? Avrebbe abbattuto ogni muro del ridicolo e il giochino le si sarebbe ritorto contro, per cui ecco a voi Giorgino pacata difensora del garantismo e del sindaco Sala che dovrà vedere da solo se può continuare ad amministrare o meno, senza che nessuno gli abbai contro e pretenda dimissioni.
A “”sinistra”” (le doppie virgolette sono d’obbligo) non solo non si parla di dimissioni, ma si esprime solidarietà e vicinanza al sindaco, forse perché non hanno dimenticato che fino a poco tempo fa veniva considerato addirittura un possibile federatore del centro sinistra, forse perché a quelle latitudini politiche appena sentono il termine “riformista” vanno in brodo di giuggiole, forse perché la mutazione genetica è ormai del tutto compiuta e là dove brillano miliardi, investimenti, finanza batte il cuore.
Insomma qualunque sia il motivo, nessuno ha chiesto le dimissioni di un sindaco che quanto meno ha dimostrato grande incapacità amministrativa, permettendo, per distrazione o complicità lo stabiliranno i giudici, ad un oliato meccanismo speculativo di insediarsi in Comune.
E se una volta la questione di opportunità politica era il discrimine principe, il cardine di una politica, al di là delle sentenze future dei processi, adesso l’opportunità politica vale per Santanché che non si schioda dalla seggiola, ma non per Sala.
C’è una differenza di situazione? A me non pare, ma io sono sicuramente una sempliciotta non adusa alle raffinatezze politiche. E da sempliciotta direi che o si procede immediatamente a mettere come primo e ineludibile passo politico la questione morale, nei termini esatti in cui la pose Berlinguer nel 1981, o sarebbe più decente togliere i suoi ritratti dal Nazzareno.
Tanto è solo per ornare le pareti, a quanto pare. Che poi, non hanno nemmeno capito che qui fuori nel mondo reale c’è tanta gente che non si accomoda a questo andazzo, che si ritrae da questa politica spettacolo vuota, classista e spesso maleodorante e che sarebbe disponibile a tornare ad interessarsi di politica se la politica si interessasse a loro con un minimo di pulizia.
Non capiscono nemmeno questo, gli mancano proprio i fondamentali, ahimé.
* Coordinatrice della Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
Dossier
terrorismo
|
|