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17 luglio 2025
tutti gli speciali

E lei continuava a chiamarlo col suo nome
di Rinaldo Battaglia *

Nel tardo pomeriggio, verso sera, del 17 luglio 1944 un gruppo di fascisti, militi repubblichini del cosiddetto ‘Reparto servizi speciali’, in altre parole banditi appartenenti alla banda Carità, utilizzata dagli uomini del Duce per i lavori sporchi, arrivarono in una camionetta nel quartiere fiorentino di San Frediano, in piazza Tasso.

Fermatisi all'angolo tra via Giovanni Villani e viale Francesco Petrarca aprirono il fuoco cui presenti. Tutti civili, ovviamente. Si trattava in gran parte di donne, anziani e bambini dato che i giovani e gli uomini validi erano quasi tutti nascosti per evitare i rastrellamenti, come da mesi i fascisti coi nazisti erano soliti fare.

Ne uccideranno a sangue freddo 5: un bambino di 8 anni Ivo Poli e Aldo Arditi, Igino Bercigli, Corrado Frittelli e Umberto Peri. Inoltre, si contarono inoltre numerosi feriti, alcuni anche gravi. Altri abitanti del quartiere vennero catturati e deportati nei lager nazisti. Di loro si persero per sempre le tracce.

Pensate: alcuni corpi vennero trovati sul greto dell’Arno, nei pressi del parco delle Cascine, solo nel 1952. Erano stati fucilati dai fascisti quel giorno. Dai fascisti italiani, non dai cattivi nazisti tedeschi!

A guidarli era Giuseppe Bernasconi, braccio destro proprio del comandante Mario Carità, un criminale comune che strada facendo era diventato uomo del Duce e con quella referenza ogni porta gli si apriva. Bernasconi aveva attivamente collaborato coi nazisti e i fascisti di Roma nell’operazione delle Fosse Ardeatine oltreché nella retata degli ebrei del 16 ottobre 1943. Il suo nome figurava nel foglio del registro contenente l’elenco di coloro fra i quali vennero furono ripartite le 32.000 lire appartenenti agli ebrei arrestati.

Il Nucleo di Polizia giudiziaria di Roma nella denuncia 25 giugno 1945 all’Alto Commissariato documentò inoltre che ai rastrellamenti di partigiani operanti in grande stile nella borgata Gordiani e in altre località della periferia della capitale, partecipò attivamente Bernasconi con la sua banda. Particolare notizia venne data, nella denuncia stessa, di un’altra operazione eseguita da Bernasconi, la sera del 7 febbraio 1944, in Via Ernesto Monaci n. 21 allo scopo di procedere al rastrellamento e al furto dei beni delle famiglie ebree.

A guerra finita, a processare a Lucca i fascisti per l’eccidio di Via Tasso venne chiamato anche Piero Calamandrei. Eloquenti allora le sue parole: "…per terminare il quadro di insieme di questa banda di assassini non posso non ricordarvi di passaggio la strage di piazza Tasso, quando all'improvviso quelle persone pacifiche che stavano a prendere il fresco, in gran parte donne, vecchi e bambini, videro arrivare un autocarro di militi col mitra imbracciato al comando di Bernasconi, vestito di bianco, sopraggiunto nella sua automobile e che una testimone che assisteva dalla finestra descrive che dava gli ordini ‘come un maestro di musica'; e furono colpiti da raffiche che uccisero tre uomini e un bambino, Ivo Poli e furono ferite tre donne: e in mezzo il Bernasconi che dava gli ordini… Niente di più straziante e di più bestiale: le donne ferite mentre cercavano di mettere in salvo i loro bambini. Il terrore. Ivo Poli, quattro anni, morto tra le braccia della mamma che impazzita dal dolore, continuava a chiamarlo per nome e a stringerlo a sé”.

In occasione dell’attentato di Via Rasella del 23 marzo ’44, l’anno scorso, per sviare le attenzioni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine del giorno dopo, il nostalgico Presidente del Senato disse che a morire quel giorno non furono 32 nazisti ma solo dei ‘suonatori in pensione’. Offendendo a mio avvio a chi crede nel valore della libertà e chi si sacrificò per liberarci dal fascismo, dal nazismo, dal Duce e dai suoi futuri nostalgici. Mi piacerebbe sapere la sua opinione sulla vita del piccolo Ivo, ucciso a 8 anni deliberatamente da un criminale fascista al servizio del Duce e sulle grida della madre “che impazzita dal dolore, LEI continuava a chiamarlo per nome e a stringerlo a sé”.

Ma personalmente più che menzionare l’attuale Seconda Carica dello Sato, preferisco ricordare una Prima Carica, quale Sandro Pertini, e le sue perfette parole: “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica, il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche, perché opprime le fedi altrui.”

E, se permettete, ricordo col cuore in mano ancora la madre del piccolo Ivo. Per il resto: ‘no respect for you’.

17 luglio 2025 – 81 anni dopo – Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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