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16 luglio 2025
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Nessuno fermerà il genocidio
di Rosa Rinaldi

20 palestinesi sono morti a Gaza, soffocati e calpestati, al centro di distribuzione aiuti della GHF.

Si parla di spray al peperoncino e di spari sulla folla (prassi ormai consolidata) che avrebbe causato una ressa.

E ancora bombe sulla povera gente: immagini strazianti, come quella di una donna sotto le macerie che chiede aiuto per lei e la sua famiglia, o come quella dell'intera famiglia Arafat, oramai sterminata, con tutti i suoi bambini, figli e cugini.

E a Gaza,con 35 gradi e il 60% di umidità, con la mancanza di servizi igienici e fogne, con l'odore terribile della marcescenza dei cadaveri sotto le macerie, israele vieta perfino ai palestinesi di bagnarsi in mare.

Vuole che i sopravvissuti friggano vivi nelle tende.

Eh, ma la colpa è di Hamas che non si arrende, dicono i novelli orientalisti che buttano nel wc anni e anni di teorie decoloniali. In Cisgiordania i coloni sono di una violenza inaudita: ammazzano gente a bastonate, sparano nelle gambe agli anziani, radono al suolo tutto, spaccano ambulanze, bruciano villaggi.

Non accadrà niente.

Come ha scritto in un post Tom Zandman, cittadino israeliano, nessuno fermerà questa strage: né la società civile, né i sindacati, né i Tribunali, né la Corte suprema. Nessuno.

È la società israeliana stessa che sta causando tutto questo.
Che non interverrà probabilmente neanche se si palesasse l'ipotesi delle camere a gas.

Nel mentre Israele sta bombardando la Siria, con migliaia di drusi israeliani che alzano bandiere con la stella di David in territorio siriano. Si parla già di una nuova annessione.

Mentre i putridi di casa nostra insultano Francesca Albanese - rea di aver messo in luce l'economia del genocidio - escono nuove notizie sulle minacce al procuratore Kahn della CPI.

"Chi tocca Israele, fa una brutta fine".

Intanto NYT pubblica un articolo dello studioso dell'Olocausto Omer Bartov, che dice: " La mia ineluttabile conclusione è che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese.
Essendo cresciuto in una famiglia sionista, avendo vissuto la prima metà della mia vita in Israele, prestato servizio nell'IDF come soldato e ufficiale e avendo trascorso gran parte della mia carriera a fare ricerca e scrivere sui crimini di guerra e sull'Olocausto, questa è stata una conclusione dolorosa da raggiungere, e una conclusione a cui ho resistito finché ho potuto. Ma tengo corsi sul genocidio da un quarto di secolo. Riesco a riconoscerne uno quando ne vedo uno.
E questa non è solo una mia conclusione".

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