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Milano: chiesti arresti, anche eccellenti, per crescita urbanistica incontrollata
di
Elisa Fontana *
E puntuale come il chiodo che blocca i treni del buon Salvini è arrivata un’altra puntata dello scandalo edilizio-politico di Milano, dove per anni grattacieli altissimi sono stati fatti passare per ristrutturazioni di garage o fienili.
Era già apparso chiaro che c’era un intreccio velenoso fra Comune, politici, professionisti, palazzinari, fondi del Qatar interessati a determinati sviluppi edilizi e, insomma, un intreccio inestricabile di appalti pilotati, permessi edilizi disinvolti, distrazioni politiche, un cambiamento dello skyline di Milano scientifico e deciso a tavolino da pochi personaggi, con relativi profitti stellari.
Prezzi fuori da ogni logica per poter avere il privilegio di abitare in uno di questi status symbol e conseguente espulsione da Milano di tutta una miriade di persone che mai si sarebbero potute permettere anche solo un normale appartamento, visto il folle lievitare dei prezzi. Milano è consapevolmente diventata una città per pochi e con portafoglio ben rifornito.
A leggere le motivazioni delle richieste d’arresto, in una indagine che va avanti da tre anni, vengono i brividi, fra “totale messa a disposizione di X” a favore ”di interessi economici di Y”, con “partecipazione ai conseguenti affari e guadagni”, condizionando “le scelte amministrative di trasformazione urbanistica”, condivise con Z “che dava un contributo alla realizzazione del patto corruttivo”.
Ora, è indubbio che qui siamo in presenza solo dell’inizio di un iter giudiziario, per cui vale per tutti la presunzione di innocenza e di certo sono davvero l’ultima a voler fare un processo. Io mi limito solo ed esclusivamente al lato politico di questa maleodorante faccenda.
Perché se non possiamo al momento accusare Tizio o Caio di aver corrotto o di essersi fatto corrompere, c’è un dato di fatto ineliminabile che sta al centro di tutto come un convitato di pietra: come è stato possibile che per anni innumerevoli garage, fienili o stalle siano serviti a far nascere grattacieli di 20 piani facendo passare il tutto come ristrutturazione del garage, del fienile o della stalla? Una domanda al sindaco Sala e a tutti i suoi collaboratori nasce spontanea: dove sono stati in tutti questi anni?
Non si è accorto che là dove c’erano garage, fienili e stalle spuntavano grattacieli in quantità tali da modificare il profilo di Milano? E che dietro a questo fervore edilizio poteva esserci qualcosa di poco cristallino?
Perché mi riesce difficile credere che la Procura di Milano indaghi da tre anni su questa storia e l’unico tentativo di atto politico fatto da questo sindaco è stato un decreto Salva Milano per rendere legittimo tutto lo schifo autorizzato in questi anni. Decreto repentinamente ritirato quando ormai la valanga era partita. E se si è accorto ed ha lasciato correre è sicuramente complice morale di questo andazzo, ma se non si è accorto di nulla, peggio mi sento.
Sala, fino a non molti mesi fa, era invocato come federatore in pectore del centro sinistra a livello nazionale, come colui che, avendo governato una grande città come Milano, avrebbe saputo come tenere insieme quelle che con linguaggio pudico si chiamano “sensibilità diverse”.
E questo testimonia, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come si siano abbassati gli standard etici di certa parte della sedicente sinistra che fa finta di non vedere e di non sentire. Salvo poi avere un brusco risveglio giudiziario. La questione morale, l’occupazione dello Stato da parte dei partiti trasformati in macchine di potere e di clientela, non sono ricordi nostalgici di una stagione passata e di un grande leader, ma come tutti i temi etici sono universali ed attualissimi.
Invece di cercare federatori (di cosa poi, di interessi particolari?) si cominci a discutere e, soprattutto, ad applicare standard etici, e vedrete d’incanto che tantissime persone, attualmente disgustate e nauseate, torneranno ad interessarsi di politica. E magari vedremo qualche scandalo in meno, il che non guasterebbe davvero.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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